Il coraggio della speranza
Pasqua di Risurezione anno C
(At. 10,34a. 37-43; Col. 3,1-4; 1Cor. 5,6-8; Gv. 20,1-9)
Oggi la Liturgia della Chiesa moltiplica gli Halleluja si veste d'oro e di bianco,usa i colori, i suoni, le immagini, tutto ciò che possa servire per esprimere un'esultanza infinita. La Pasqua è la madre di tutte le feste: niente è troppo bello, niente è troppo prezioso, oggi. In tutte le parrocchie si tirano fuori i paramenti più solenni, i calici migliori; l'altare è maggiormente ornato di fiori, le luci più sfolgoranti, il suono dell'organo più poderoso e il canto del coro più gioioso. E un po troppo? E' giustificato il tripudio? In fondo veniamo da un periodo di grande e lunga passione: il tragico terremoto in Abruzzo, le alluvioni del messinese, il terremoto ad Haiti, la crisi economica, i dubbie le amarezze che ci hanno dato non pochi uomini di chiesa con gli abusi sui minori, ferita ancora sanguinante e chissà per quanto tempo lo sarà; tutto questo ci ha messo davanti, se ce la fossimo dimenticata, non solo la condizione inerme in cui ci troviamo di fronte alle forze della natura, ma anche la nostra peccaminosità; ha messo in luce che nessuna scelta di vita, anche la più sublime e più dedita all'amore del prossimo, è immune dal potere delle tenebre e dal vizio, E' proprio vero quello che scrive S. Giacomo nella sua lettera: "Vegliate, perché il vostro avversario, il diavolo, come leone ruggente va in giro cercando chi divorare. Resistetegli saldi nella fede!" Il pungiglione della morte e ancora più che attivo nel mondo e in grado di importi paure e lutti dolorosi. Siamo tutti fatti di carne, impastati di umanità, che a volte manifesta i suoi aspetti più nobili e belli, altre volte quelli più ignobili e bassi. E tutti siamo inseriti in questo sistema di terra: possiamo coltivare grandi desideri di santità e incamminarci verso i valori più puri, come possiamo coltivare tentazioni di delinquenza e arrivare alle scelte più degradanti. Tutti subiamo i condiziona-menti del nostro essere creature umane, proprio tutti: «l'uomo, nato di donna, breve di giorni e ricco di inquietudine, come un fiore spunta e avvizzisce, sfugge con l'ombra e mai si ferma» (Gb 14,1-2) diceva con amarezza Giobbe nella sua sofferenza. E tuttavia oggi la Chiesa canta, come se la morte non la inquietasse più, come se la speranza di una nuova primavera, tra le sue mura soprattutto, fosse possibile: tra i suoi battezzati, i suoi preti, i suoi sposi, i suoi giovani; come se avesse sentito dalla bocca dello sposo l'invito del Cantico dei Cantici: <<Alzati, amica mia, mia bella, e vieni! Perché ecco,l'inverno è passato, è cessata la pioggia, se n’é andata: i fiori sono apparsi nei campi, il tempo del canto è tornato!» (Cc 2,1012). Vi sembra che noi, cristiani di oggi, avvertiamo l'urgenza di ritornare ad essere coraggiosi ed audaci testimoni del Risorto? Di sposare sempre e comunque le ragioni della vita e mai quelle portatrici di morte? Di lottare contro ogni tentazione di arrendevolezze di fronte al male che è nel mondo e perché no, anche nella chiesa stessa? Di non portare acqua al mulino della disperazione e del pessimismo ma, al contrario, di lasciare scorrere il fiume della speranza? Di credere che nessun macigno è inamovibile perché la Pasqua è, secondo una felice immagine la "festa delle pietre rotolate via"? Condivido con voi,carissime/ i, le difficoltà del momento storico, ecclesiale e civile, mondiale direi, che stiamo attraversando. C'è un passaggio mai compiuto, una transizione che pare essersi arrestata,un male che sembra correre come un torrente ingrossato, in piena. Perché si continuano a percorrere strade di sviluppo e di progresso, bugiarde e menzognere, con l’unico obiettivo da parte dei potenti dl questa terra di conservare e preservare se stessi da ogni sorpresa e lasciare le briciole agli ultimi e ai poveri. Perché la pace stenta a disegnare il suo arcobaleno nelle vicende dell’umanità sopraffatto dalle nubi minacciose di popoli in eterno conflitto tra di loro. Perché c'è disperazione nella generazione giovanile assediata dal consumismo e abbandonata dagli adulti, come ha affermato qualcuno, ma ancora fiduciosa nei valori che possono dischiudere davanti a loro un possibile futuro di speranza, Mi vengono in mente, davanti a questo scoraggiante orizzonte, ai giovani di ieri e ai giovani di oggi, le parole di una nota canzone degli anni '60 ..... la ricordate? "Dio è morto ... ai bordi delle strade, nei campi di sterminio, coi miti della razza, con gli odi di partito..." Ma la stessa canzone terminava: "perché noi tutti ormai sappiamo che se Dio muore e per tre giorni e poi risorge!" Si, annunciamolo con le labbra e con una vita nuova, diversa, risorta! Indossiamo l’abito della festa, rivestiamoci di speranza, facciamoci coraggio l'un l'altro, diventino i nostri volti luminosi e sorridenti perché nel tremendo duello tra la vita e la morte ha vinto la VITA! Diciamolo anche a quei nostri fratelli e sorelle che stanno vivendo una Pasqua di sofferenza e dolore: abbracciamoli con la nostra carità e solidarietà.