I VARI VOLTI DELLA PRESENZA DI DIO
QUINTA DOMENICA DI PASQUA
(Atti 6,1-7; sal. 32; 1Pt.2,4-9; Gv.14,1-12)
“Non sia turbato il vostro cuore”(Gv. 4,1): è normale, infatti, che si provi smarrimento e ansia, oltre che sofferenza e dolore, quando ci lascia una persona alla quale eravamo “vitalmente” legati! Ma ciò che poteva sembrare la fine, si rivela, invece, una grossa opportunità per la fede cristiana. Guidati dallo Spirito di Gesù risorto, i discepoli Lo renderanno presente in vari modi. Innanzitutto attraverso la predicazione, fatta di Parola di Dio e di preghiera. Cristo stesso è presente nella Parola, perché è piena di Spirito Santo; per questo può ancora oggi guidare e orientare la nostra vita. “ Tutta la Scrittura è ispirata da Dio e utile per insegnare, convincere, correggere e formare alla giustizia perché l’uomo di Dio possa essere completo e preparato per ogni opera buona” (2Tim.3,16) La Parola accolta, va poi pregata perché il Signore ci doni la forza e il coraggio di viverla. I credenti, infatti, sono chiamati a “fare della propria vita un sacrificio vivente, santo, gradito a Dio”(Rm. 12,1) e dopo aver offerto sacrifici spirituali (1Pt.2,5), devono prolungare e quasi dare compimento al culto liturgico con il culto della esistenza quotidiana, chiamati a fare del loro quotidiano il luogo dell’ incontro con il Signore e della adorazione del Padre in spirito e verità. (Gv. 4,23) Cristo risorto allora, si renderà presente attraverso la modalità della “ pietra di scarto”. Gesù ha costruito la sua Chiesa e ci ha salvato non a prezzo di cose corruttibili, come l’argento e l’oro, (1Pt.1,18) ma attraverso il suo sangue, sparso sulla croce. Anche il cristiano sarà presenza di Cristo, se spargerà il suo sangue, ossia se sarà “pietra di scarto”, rifiuto del mondo, per ciò che è, per ciò che dice e per ciò che fa. “La pietra scartata dai costruttori è divenuta testata d’angolo: ecco la meraviglia del Signore ai vostri occhi”(At. 4,11); e Pietro dirà “La pietra scartata dai costruttori, ma scelta e preziosa davanti a Dio è divenuta pietra angolare”(1Pt.2,7) Lo sappiamo bene: il cristiano è sempre stato messo ai margini della società o del mondo o del suo gruppo: come il suo Signore! Ma Dio sceglie, per compiere le sue opere, ciò che nel mondo è insignificante e disprezzato, sceglie “ la spazzatura del mondo” (1Cor.4,12) per trasformarla in “buon profumo di Cristo” (2Cor.2,15) e così confondere i costruttori mondani e le loro costruzioni che si reggono sui criteri di efficienza e di produttività, che richiedono dagli altri conformismo e omologazione , che vogliono che le pietre siano morte e non vive. Una pietra, eco fedele del Cristo crocifisso, donato e perciò risorto e trasformante, può diventare davvero pericolosa, perché può cambiare stili di vita, stili di consumo, può generare nuovi modi di pensare la vita. Per questo va scartata dalla razionalità mondana e tolta di mezzo “con oppressione e ingiusta sentenza” (Is. 53,8). Vi è anche la presenza di Cristo risorto nel modo di vivere la fede: “ Abbiate fede in Dio e abbiate fede anche in me”(Gv. 14,1) Fede è lasciare lavorarci da Dio come il marmo si lascia modellare, plasmare, tagliare dall’artista perché ne esca un capolavoro che stupisce e di cui goderne. Dio lavora nel nostro cuore, giorno per giorno, attraverso le vicende liete e tristi della vita, con i sorrisi e le lacrime, con le persone che ci pone accanto, attraverso i successi e le delusioni, gli ostacoli non previsti, le prove e le tentazioni, i momenti di grazia e di peccato. Così ci va facendo secondo Lui, come a Lui sembra meglio, (Ger. 18,4). E con la fede possiamo dire: “ Tutto posso in Colui che mi dà la forza”.( Fil. 4,13) Il Vangelo di oggi, presenta l’addio di Gesù ai suoi. L’addio è l’ultimo saluto che intercorre tra chi se ne va, per sempre, e chi resta. Ma l’addio pronunciato da Gesù è una promessa: è ad Deum. Dare l’addio (ad-Deum), significa porre il futuro proprio e degli altri in Dio. Sì,anche il proprio, perché anche noi daremo l’addio a questa nostra vita e la lasceremo così nelle mani di Dio (ad Deum) che la trasformerà in vita eterna. Gesù che ha sempre vissuto le sue relazioni nell’ad-Dio, cioè davanti a Dio e per Dio, vi pone anche il suo futuro. Che è anche il futuro di chi è “suo”, di chi “crede in Lui” (Gv. 14,12). Credere allora è essere fin d’ora “protesi ad Deum” in tutto: nei pensieri, nelle azioni, nelle relazioni, nelle scelte quotidiane Tutto va fatto in Dio e secondo Dio, liberi da noi stessi e da calcoli puramente umani. Aver fede è dire addio (ad Deum ) a noi stessi e al mondo, è lasciare tutto ciò che non è secondo Lui, staccarci da persone e cose che ci chiudono nelle gratificazioni del nostro “io” per essere più liberi di amare, di volare in alto verso il Signore. Solo in questo modo il nostro addio finale alla vita e alle persone sarà un lasciare tutto per ricongiungerci all’Agnello, nella pace e senza rimpianti di sorta, restituendo al Signore, in rendimento di grazie, nella libertà e nella pace, quanto/i Lui ci ha donato per la bellezza della nostra vita.