I"SI" che contano nella vita - Il Mondo di Aquila e Priscilla

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Fiumi d'acqua viva...
I “SI” che contano nella vita
4° Domenica di Avvento anno B
(2Sam.7.1-5.8b-12.14a.16;Sal.88;Rom.16,25-27;Lc.1,26-38)

Molti di voi avranno avuto la grazia di farsi pellegrini, almeno una volta, nella Terra di Gesù. Io ho avuto la fortuna di andarci tante volte: ed ogni volta è come fosse la prima, tanta è la meraviglia che provo nell’essere là dove Gesù, il Figlio di Dio, è voluto nascere e vivere, per compiere quello che è bello definire il secondo ed importante momento della creazione, ossia la redenzione. Ogni luogo che visito è come sentissi la voce di chi fu protagonista della vita di Dio in terra, da Gesù, a Maria, agli Apostoli. Uno dei primi luoghi che si visitano è Nazareth, la patria di Gesù. E’ là che iniziò il Suo stare in mezzo a noi, incominciando la sua vita proprio come uno di noi. E il suo ingresso nel mondo avviene proprio a Nazareth, con 1’annuncio dell’Angelo a Maria. Ce lo racconta il Vangelo di oggi. Nazareth, allora, era un povero villaggio, da nessuno stimato per la sua povertà, tanto che quasi tutti vivevano in grotte che si possono ancora oggi visitare, compresa quella in cui viveva Maria, la madre di Gesù. L’Angelo trova la Vergine certamente nel silenzio, che è tipico di chi non viene distratto dalle sciocchezze del mondo che sono come i colori delle farfalle: colori che spariscono appena si toccano. Il saluto è di quelli che portano il timbro della voce di Dio: semplice, meraviglioso. “Rallegrati, piena di grazia, il Signore è con te”(Lc. 1,28). Inevitabile il turbamento della giovane donna non abituata a sognare incontri che contengano grandezze umane. Maria è l’umiltà in persona: quella umiltà, che ti dà la gioia di essere una creatura che deve tutto al suo Creatore e Signore, in cui pone ogni gioia. Non sapeva quello che l’attendeva… . E’ grande la vocazione che Dio propone a Maria: una grandezza che spaventerebbe chiunque. Ma come sempre - fece così anche con Adamo ed Eva - Dio rispetta la sua libertà ed attende un sì o un no. E’ nella natura dell’amore. Quella libertà che noi difficilmente sappiamo apprezzare, conoscere e usare. Il suo “Sì” o il suo “no” coinvolgeva addirittura il futuro della intera umanità. Ma donna di fede e d’amore quale era, pur con tutti i suoi dubbi e il suo buio, si è abbandonata a Dio, si è fidata di Lui. E venne il suo “Sì”. “Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga in me quello che hai detto”. (Lc. 1,26-38).Ogni volta che visito la basilica dell’Annunciazione a Nazareth e mi soffermo a pregare nella grotta, dove ha veramente avuto inizio il concepimento di Maria, provo una grande confusione e gioia. Mi confonde quel “Sì”, la parola più semplice che si possa pronunciare, ma che contiene la forza di una storia infinita di felicità per tutti. Noi uomini diciamo tanti “sì” e tanti “no”; ma difficilmente sappiamo dare ai nostri “sì” il significato grande che possono contenere; così come a volte diciamo “no” a disegni di bellezza, a piaceri passeggeri, a scelte facili e comode, ma che con l’andare del tempo rivelano il loro nulla, la loro inconsistenza, si rivelano una perdita di tempo per la vita, condannandoci, forse, anche alla tristezza. E’ bello il “sì” di due che all’altare, con verità di amore e fedeltà, accettano di unirsi in matrimonio, insieme alla Grazia che li accompagna. Un “sì” che mette in gioco tutta la vita. E’ bello il “sì” che dice la mamma, quando sa di avere concepito un figlio: un “sì”alla vita un “sì ad un figlio” che, comunque è sempre il segno che Dio è tra di noi e continua la sua storia tra gli uomini. E’ bello il “sì” che diciamo alla carità, al perdono, al fratello che ha bisogno di noi, perché sappiamo che quel “sì” ridà vita a chi, forse, come nella parabola del buon samaritano, credeva di essere condannato a morire. Ricordo il mio “sì” il giorno che mi donai totalmente a Dio nella vita consacrata e poi nel sacerdozio. E’ stato meraviglioso, ma anche carico di responsabilità, per me…per quanti ho incontrato, per voi di questa parrocchia…..per questa chiesa di Palermo…Tutto ciò che è stato di me, è dipeso da quel primo Si’ iniziale! E ringrazio Dio che mi è rimasto fedele, sempre. Solo su di Lui, sulla sua Parola, sulla sua fedeltà per me, posso continuare, come Maria, a dire “Eccomi, Signore, fa di me quello che tu vuoi”. Ma quanti “no” ci sono: “no” a Dio e al suo Amore, “no” a se stessi, alla autenticità della vita, “no” all’amore vero, che non è quello delle favole d’amore raccontato nelle fiction televisive o nei fotoromanzi, ma quello che si costruisce con attesa paziente e con fiducia; quanti “no” diciamo a volte per paura, a volte per ignoranza; a volte perché pensiamo la felicità stia da tutt’altra parte… E sono i “no” che poi ci fanno sentire “nudi”, davanti a Dio ed alla felicità, come si sentirono nudi i nostri progenitori. Dovremmo, ogni giorno, andare da Maria per imparare a dire SI alla vita, a quella vita che Dio ha pensato per ciascuno di noi: un SI carico di libertà e di responsabilità, ma anche di gioia e di buoni frutti.
Don Roberto Zambolin
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