Guardare avanti con coraggio - Il Mondo di Aquila e Priscilla

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Fiumi d'acqua viva...
Guardare avanti con coraggio
1° Domenica di Avvento anno C
(Ger. 33,4-1;Sal. 24; Tess. 3,12-4,2;Lc.21,25-28.34-36)

Di fronte alle complessità e ai grossi problemi sociali, culturali, economici che il mondo sta attraversando, potremmo essere tentati di semplificare tutto: o tornando, con nostalgia e con ricordi carichi di emozione, ai “bei tempi che furono”; oppure lasciandoci prendere dalla rassegnazione, considerando la corruzione, l’ingiustizia, la guerra come mali di fronte ai quali non vi è nulla da fare. Oppure arrendendoci in partenza dicendo che, tanto, le violenze, le discordie, la prostituzione, le separazioni famigliari ci sono sempre state e ci saranno sempre. Altri, invece, semplificano, abituandosi a convivere con una serie di comportamenti e di scelte che, di fatto, portano lontano dal Vangelo, arrivando persino a scusarle e a giustificarle. Sono tutti atteggiamenti, alcuni per altro di comodo, contro la virtù della Speranza, contro il futuro di Dio, presente in ogni pagina della storia dell’uomo. Bisogna imparare a scrutare “ i segni dei tempi” alla luce della Scrittura, con la pazienza, la saggezza e la laboriosità del contadino.(Gc.5,7) Il Vangelo di oggi, infatti, ci invita ad alzare il capo (Lc.21,28) e a riflettere: “ Vi saranno segni nel sole, nella luna e nelle stelle, e sulla terra angoscia di popoli in ansia per il fragore dei mari e dei flutti, mentre gli uomini moriranno per la paura e per l’attesa di ciò che dovrà accadere sulla terra”(Lc.21,25-26). Altro che nostalgia del passato, altro che cose scontate, altro che bloccarsi sul presente: bisogna guardare in alto e guardare avanti! La catastrofe di cui ci parla il Vangelo, non è la fine del mondo, ma la trasformazione del mondo in senso pasquale. E’ quello che capiterebbe nel mondo, oggi, se si lasciasse sconvolgere dalla forza, dalla potenza e dall’amore di Gesù Cristo: una vera rivoluzione nelle relazioni fra le cose e gli uomini e fra gli uomini tra loro. Del resto, questo lo possiamo riferire anche alla nostra vita: che cosa ne sarebbe di noi stessi se ci lasciassimo mettere in discussione dalla novità pasquale di Cristo? Se anche ciascun battezzato, come ha fatto Gesù, morisse a se stesso; se ci liberassimo dalla schiavitù di tante cose delle quali, ahimè, non possiamo più fare a meno e che, di fatto, umiliano la nostra libertà e la nostra umanità? Se passassimo dal dire al fare, se divenissimo con la nostra testimonianza di vita fermento e lievito d'amore? La nostra esistenza, senza dubbio, verrebbe totalmente modificata, saremmo un’altra persona. I segni nel sole e nelle stelle, dei quali parla il Vangelo di oggi, sarebbero niente di fronte al nostro sconvolgimento interiore. Questo è il forte messaggio che viene dalla liturgia della prima domenica di Avvento: la vera novità, quella che stiamo attendendo è la “ venuta di Cristo sulle nubi del cielo, con potenza e gloria grande”(Lc.21,27): e noi dobbiamo essere pronti! Non vi è tempo né per la nostalgia, né per tante cose vane e inutili delle quali ci circondiamo. Queste non contano nulla di fronte a Dio. Chi vive di esteriorità non ha capito che l’essenziale è curare ciò che di più vero e di più bello ci portiamo dentro: l’amore per il Signore, la liberazione dal potere delle cose, la pace del cuore, il coraggio di grandi mete; questo è ciò che rende preziosa e gioiosa la vita. Soprattutto è necessario non rinviare la conversione di noi stessi: “ State attenti che quel giorno non vi piombi addosso all’improvviso, come un laccio si abbatterà…”( Lc.21,34-35) E’ una espressione sulla quale riflettere molto: per coloro che vivono sforzandosi di fare il bene e in un continuo lavoro di crescita e di liberazione personale, il giorno del Signore sancirà la liberazione definitiva e la pienezza di gioia della propria vita. Invece quanti si saranno persi dietro dissipazioni, inutilità, esperienze inebrianti delle cose materiali, dietro il fascino dell’effimero e della banalità, fino a rimanerne prigionieri dicendo “..tanto c’è tempo per cambiare” senza mai osare la svolta, il giorno del Signore sarà come una rete: rimarranno impigliati nella situazione in cui si trovano, come bloccati, mentre il tempo per il cambiamento sarà ormai terminato. Chi di noi, infatti, può dire: domani? “Pensi forse di prenderti gioco della ricchezza della sua bontà, della sua tolleranza e della sua pazienza, senza riconoscere che la bontà di Dio ti spinge alla conversione?” ( Rm.2,4). Ecco allora gli inviti di Gesù: “ State bene attenti che i vostri cuori non si appesantiscano…Vegliate e pregate in ogni momento”( Lc.21,34.36). La libertà e la purificazione del cuore devono essere accompagnati dalla riflessione e dalla preghiera: solo confrontandosi con la Parola di Dio, solo evitando le occasioni di male, solo stando davanti al Signore possiamo vincere la paura e la disperazione e trovare la forza per impegnarsi, sperare e aprire una via nuova alla nostra vita.
Don Roberto Zambolin

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