Gesù manifesta la sua gloria alle nozze di Cana
Vangelo secondo Giovanni (2,1-5.7.11)
Tre giorni dopo, ci fu uno sposalizio a Cana Galilea e c'era la Madre di Gesù. Fu invitato alle nozze anche Gesù con i suoi discepoli. Nel frattempo, venuto a mancare il vino, la Madre di Gesù gl disse: "Non hanno più vino". E Gesù rispose: "Che ho da fare con te, o donna? Non è ancora giunta la mia ora". La Madre dice ai servi "Fate quello che vi dirà". E Gesù disse loro: "Riempite d'acqua le giare"; e le riempirono fino all'orlo. Così Gesù diede inizio ai suoi miracoli in Cana Galilea, manifestò la sua gloria e i suoi discepoli credettero in Lui.
Nel paese di Cana si festeggia uno sposalizio. Alla gioia delle nozze è invitata Maria, insieme a Gesù e ai suoi discepoli. Venne a mancare il vino. Quel vino che, alla luce dell'immagine biblica di Amos, "ecco verranno giorni in cui dai monti stillerà il vino nuovo" (9, 13), diventa segno dell'antica legge di Israele che non basta più, perché con Gesù è giunta la nuova legge, che è la pienezza e il compimento dell'antica: "Vi do un comandamento nuovo, dice Gesù: amatevi gli uni gli altri come io vi ho amati" (Gv 15,12). Maria, consapevole di ciò, si rivolge a suo Figlio, il Salvatore, affinché il vino delle nozze scorra sovrabbondantemente e la festa dell'amore umano diventi l'altare in cui si celebra la festa di Dio fatto uomo e il giardino in cui fiorisce la bellezza dell'Amore trinitario.
Nel nostro cuore è scolpito un desiderio profondo e insopprimibile di pienezza di vita, di amore vero, di infinto, di eternità. Gesù è venuto proprio per trasformare l'acqua di una vita mediocre, che soffre la mancanza di senso, la pesantezza della noia e la povertà di un amore meramente umano nel vino dell'amore di Dio, che riempie il cuore, illumina la mente e apre il nostro spirito all'incontro liberante e gioioso con il volto paterno di Dio Padre. Gesù è venuto a donarci il vino che "stillerà dai monti e colerà giù per le colline" (4m 9.13), perché noi possiamo abbeverarcene e salire la montagna della santità, attraverso quei sentieri che diverranno risposta vera ai nostri desideri e bisogni più profondi. George Bernanos scrive: "I Santi sono i più umani tra gli uomini. Essi non hanno bisogno del sublime; se mai è il sublime che avrebbe bisogno di loro. I Santi non sono mai alla stregua dei personaggi di Plutarco. Un eroe dà l'illusione di superare l'umanità, mentre il Santo non la supera, la assume. Si sforza di realizzarla nel miglior modo possibile, si sforza di avvicinarsi il più possibile al suo modello Gesù Cristo, cioè a Colui che è stato perfettamente uomo".
Le nozze di Cana ci rivelano anche la bellezza folgorante di Maria. Ella manifesta la sua sollecitudine e premura materne, che le permettono con prontezza di andare incontro alle necessità degli uomini, così come fece nel rendere visita ad Elisabetta: "...e raggiunse in fretta una città di Giuda" (Lc 1,39). Maria si fa, allora, voce discreta delle nostre preghiere rivolgendole a suo Figlio. In lei, trasparenza di Dio, scorgiamo "le braccia tese dalla Provvidenza celeste all'umanità per servirla", cioè per condurla ai piedi del Crocifisso e tra le braccia del Risorto: per far vivere in ogni uomo la Pasqua del Signore.
Nel nostro cuore è scolpito un desiderio profondo e insopprimibile di pienezza di vita, di amore vero, di infinto, di eternità. Gesù è venuto proprio per trasformare l'acqua di una vita mediocre, che soffre la mancanza di senso, la pesantezza della noia e la povertà di un amore meramente umano nel vino dell'amore di Dio, che riempie il cuore, illumina la mente e apre il nostro spirito all'incontro liberante e gioioso con il volto paterno di Dio Padre. Gesù è venuto a donarci il vino che "stillerà dai monti e colerà giù per le colline" (4m 9.13), perché noi possiamo abbeverarcene e salire la montagna della santità, attraverso quei sentieri che diverranno risposta vera ai nostri desideri e bisogni più profondi. George Bernanos scrive: "I Santi sono i più umani tra gli uomini. Essi non hanno bisogno del sublime; se mai è il sublime che avrebbe bisogno di loro. I Santi non sono mai alla stregua dei personaggi di Plutarco. Un eroe dà l'illusione di superare l'umanità, mentre il Santo non la supera, la assume. Si sforza di realizzarla nel miglior modo possibile, si sforza di avvicinarsi il più possibile al suo modello Gesù Cristo, cioè a Colui che è stato perfettamente uomo".
Le nozze di Cana ci rivelano anche la bellezza folgorante di Maria. Ella manifesta la sua sollecitudine e premura materne, che le permettono con prontezza di andare incontro alle necessità degli uomini, così come fece nel rendere visita ad Elisabetta: "...e raggiunse in fretta una città di Giuda" (Lc 1,39). Maria si fa, allora, voce discreta delle nostre preghiere rivolgendole a suo Figlio. In lei, trasparenza di Dio, scorgiamo "le braccia tese dalla Provvidenza celeste all'umanità per servirla", cioè per condurla ai piedi del Crocifisso e tra le braccia del Risorto: per far vivere in ogni uomo la Pasqua del Signore.
Padre nostro
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Padre Nostro Ave Maria Gloria Gesù mio