DAL BISOGNO DI GUARIGIONE AL DONO DELLA SALVEZZA
Itinerario cristologico: Lectio Divina di Gv.6,36-51
Messaggio nel contesto.
In un lungo discorso che occupa tutto il capitolo, Gesù spiega che cosa è questo pane.(vv.22-47) e come lo si mangia(vv.48-58).Più che un discorso è come sempre in Giovanni un dialogo tra la Parola, e noi che ascoltiamo. Ma per accogliere la Parola fatta carne,bisogna superare lo scandalo della stessa carne di Gesù, nella quale si compie ogni dono di Dio all’uomo.(vv.41-47). Gesù dice di sé: " Io sono il pane della vita". E’,infatti, il Figlio che comunica ai fratelli la vita del Padre,il suo Amore. Questo non è qualche cosa di impalpabile e vago, ma il modo concreto di mangiare il pane, ogni pane: invece di consumarlo in solitudine, lo si condivide con i fratelli intorno alla mensa del Padre, "prendendo, distribuendo e rendendo grazie"I termini " carne, carne e sangue,sostituiscono la metafora del pane; mangiare, masticare e bere,sostituiscono il verbo credere. Credere in Gesù verbo vivente, mangiare e masticare la sua carne, bere il suo sangue:dieci volte si parla di mangiare o masticare,sei volte di carne e quattro volte di bere il sangue. Carne, come carne e sangue, significa l’uomo nella sua umanità concreta. "Mangiare" non solo mantiene in vita,ma ancor più profondamente è un atto di comunione tra chi dà la vita e chi la riceve.
Esegesi:
vv.37-40 tutto ciò che il Padre mi dà verrà a me:L’opera di Dio, in quanto Padre,è attirare tutti, nessuno escluso, al Figlio, nel quale solo Lui ci è Padre e noi gli siamo figli. Per questo Gesù è venuto dal cielo,perché sempre in profonda comunione con il Padre vuole comunicarci la sua vita. E questa è anche la volontà di Dio che lo ha inviato.
v.41: allora i giudei mormoravano di lui:gli ascoltatori, anche se siamo in Galilea, sono chiamati "Giudei" che in Giovanni ha una connotazione negativa. Infatti mormoravano contro il Signore, come il popolo incredulo nel deserto. Alle su mormorazioni per la mancanza di cibo,(Es.16,2.7.8.12).Dio risponde inviando dal cielo pane e carne, in modo che conoscano che il Signore è il loro Dio(Es.16,12).Qui i giudei mormorano contro il pane che vedono,chiedendo come possa essere disceso dal cielo: non colgono nell’umanità di Gesù, la rivelazione di Dio. Eppure, se Dio vuole comunicarsi a noi,non può che farsi carne e sangue, come noi.
v.42: non è costui Gesù, il figlio di Giuseppe,ecc.?: Gesù è un uomo, come può essere di origine divina?Come mai chiama Dio " Padre mio" e promette agli uomini la vita di Dio?Come può un uomo farsi uguale a Dio?(5,18) E’ il mistero di Gesù. Egli è carne come tutti noi, però è Parola fatta carne, il Figlio di Dio diventato figlio dell’uomo. E questo scandalo perché ogni figlio d’uomo divenga figlio di Dio.
v.49:i vostri padri nel deserto…La manna è il cibo dell’Esodo. I " vostri padri " ne mangiarono,ma non giunsero alla terra promessa.Fallirono nel cammino e non ottennero la vita eterna, perché non ascoltarono il Signore. Gesù parla dei "vostri padri" in opposizione al "Padre mio", della "manna" in opposizione al pane che discende dal cielo e del "morire" in opposizione alla "vita eterna".
v.51:se uno mangia di questo pane: sarà risuscitato. Non si dice che non subirà la morte fisica, ma che questa sarà seguita dalla Risurrezione.La vita eterna, che già ora ha chi mangia di Lui, è la comunione d’amore con Lui; la morte, lungi dall’interromperla, la compirà pienamente.
Il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo. Si passa dal pane che richiama il dono della manna,alla carne che richiama il sacrificio dell’Agnello.Sono allusioni all’Esodo e alla Pasqua. Il Pane che Gesù darà, quando sarà giunta la sua ora,è la sua carne: il suo corpo dato per noi. E’ un preannuncio della Passione e del suo frutto. Gesù è l’Agnello di Dio che toglie il peccato del mondo diventando, nel suo sacrificio,sorgente di vita e di benedizione per tutti.
Provocazioni per la riflessione personale
Gesù Cristo per diventare Parola del Padre per noi, si è fatto uomo, pienamente uomo, carne, assumendo un corpo e una vita come la nostra. Così facendo ha dato dignità, al tempo stesso, alla nostra umanità con tutto ciò che le appartiene. Quali riflessioni il mistero della incarnazione ti offre in ordine alla possibilità di guardare e accettare la tua umanità così come è?
Cristo è tutto rivolto verso il Padre e tutto rivolto verso gli uomini. Dono d’amore per l’Uno e dono d’amore per gli altri. Come puoi vivere nella tua esistenza e nelle tue relazioni questo aspetto umano divino della vita di Gesù?
La fede non è solo assenso nominale a Cristo, ma è decisione per Lui, unione con Lui, assimilazione a lui: quali difficoltà e resistenze trovi in te per essere una sola cosa in Cristo?
Affidarsi radicale a Dio, obbedienza al suo progetto, consumarsi per Lui e i fratelli: quali risonanze hanno queste parole per te, per la tua vita?
PER IL LAVORO DI GRUPPO
L’incontro con Dio passa attraverso l’umanità di Gesù e pertanto l’aspetto più visibile della sua persona, del suo modo di relazionarsi, di testimoniare il perdono, la gioia, la pace. In che senso noi dobbiamo dare carne e visibilità ai vari aspetti della nostra vita perché possano essere, per quanti entrano in contatto con noi, testimonianza dell’Amore di Dio? Quasi renderlo presente?
Scheda complementare alla n. 4 dell’itinerario cristologico
Questa terza tappa è quella centrale:riconoscere Gesù come Pane disceso dal cielo. La rivelazione avviene in tre momenti da parte di Gesù(vv.41.48.51) e preceduta sempre dal " Io sono": "Il pane disceso dal cielo" "Il pane di vita" " il Pane vivo". Si tratta ora, di mangiare Lui, di venire a Lui (v.43), di un "Mangiare di Lui"(v.50), di un " Mangiare la sua carne"(v.51). Si va a Cristo per assimilarsi a Lui, unirsi a Lui, dimorare in Lui, entrare in una comunione di vita in Lui.
Così già si anticipa la beatitudine eterna. Tutta questa parte ci invita ad una concentrazione su Cristo, mediante l’identificazione con Parola, Pane e Vita. Si tratta innanzitutto di superare lo scandalo della incredulità ("mormoravano di Lui" v.41) per contemplare,vedere,udire,toccare la carne di Gesù come Parola che viene da Dio. E questo è dono di Dio(v.44;cfr anche Mt.16,17) La fede in Cristo è frutto di una attrazione da parte del Padre e solo Dio può introdurre alla lettura della vita di Cristo come rivelazione dell’Amore e della presenza del Padre nella storia. Confrontiamo il prologo della prima lettera di Gv. con quello del suo Vangelo. Nella lettera(1Gv.1,1-4) Giovanni dice: " Quello che noi abbiamo visto,udito,toccato, contemplato è il verbo della vita..la Parola che dà la vita, che è vita…"Giovanni ha vissuto l’esperienza della storia, della vicenda di Gesù di Nazareth e lì ha incontrato la Parola di Dio, la sua vita stessa. Per questo può dire nel suo Vangelo (Gv.1,1-18): questa Parola, che è la Parola stessa di Dio, che dialoga da sempre con lui,che è rivolta verso il seno del Padre,cioè nel punto più intimo fin da principio, si è fatta carne, storia, uno come noi. Vi è un movimento ascendente che rivela l’intimità di Cristo con il Padre, e vi è un movimento discendente che rivela l’intimità di Cristo con gli uomini. Lo strumento è la "la carne " la persona di Cristo (incarnazione). E in questo noi siamo attirati da Dio, ammaestrati da Dio per opera del suo Spirito. Qui appare la dimensione Trinitaria e quindi d’amore, di comunione della nostra fede. L’incarnazione di Gesù, illumina tutti gli altri segni, è il segno primordiale, chiave per eccellenza. Il pane è strettamente legato a questo: è frutto della terra, delle fatiche umane, ma è anche disceso dal cielo, è il segno di Cristo uomo Dio e con la Pasqua, segno di Cristo glorificato, perenne presenza nella carne dell’uomo. Di qui il secondo passo: una volta riconosciuto in Cristo la Parola di Dio e la perenne presenza di Dio in mezzo a noi(Pane) occorre cibarci di Lui, nutrirci di lui,dimorare in Lui, innestarsi in Lui, seguire il buon Pastore. La fede non è solo adesione teologale a Cristo, ma è sequela e comunione con Cristo, seguendolo nella morte per essergli conforme nella Risurrezione. Infine il terzo passo: Gesù è il Pane vivo(v.51) perché come il pane è stato dato nella semplicità e nella povertà, ed è stato consumato, così anche Cristo nel donare la sua carne, consumerà se stesso per gli altri, per la vita del mondo. A questa condizione Egli diventerà quel sovrappiù,che permette la vita eterna e di dimorare in Lui. La Pasqua di Gesù è il luogo della piena rivelazione cristologia e insieme della piena salvezza del mondo. E’in questo affidarsi radicale e consumarsi radicale che la vita dell’uomo trova il suo significato pieno di gioia. Pasqua è la piena obbedienza del Cristo al Padre; Pasqua è il totale amore di Cristo per noi; Pasqua è la consumazione della vita di Cristo e per Dio e per noi. Solo il sospetto che Dio sia l’antagonista dell’uomo, può mettere in discussione questo piano d’Amore che partendo da Dio raggiunge l’uomo attraverso Cristo, e partendo dall’uomo arriva a Dio in unione a Gesù Cristo. L’Eucaristia è questa circolarità dell’amore. Ma questo sospetto è davvero il peccato dell’uomo, perché esprime l’incapacità dell’uomo di consegnare a Dio la propria vita come dono d’amore per Lui e per i fratelli. Ma qui già siamo nell’itinerario Eucaristico.
p. Roberto Zambolin