Esercizi-testo15 - Il Mondo di Aquila e Priscilla

Vai ai contenuti
LA CROCEFISSIONE DI GESU’ CRISTO
( terza parte )
Lectio Divina di Gv. 19,25-27
(Ecco il tuo Figlio, ecco la tua Madre)

1. Il messaggio del brano

Una considerazione significativa: i Vangeli sinottici, osservano gli avvenimenti della croce quasi “ di riflesso”, consegnandoci le reazioni dei presenti: negative quelle dei capi, soldati e di uno dei due crocifissi con lui, positive quelle dell’altro malfattore, delle folle (Lc.23,40-43.48) e del centurione (Mc.15,39) Tranne che nel suo duplice grido prima di spirare, Gesù viene contemplato indirettamente, attraverso le parole dei presenti. Giovanni, invece, punta gli occhi direttamente sul crocifisso e ci offre in modo immediato ciò che capita sotto la croce, presentandoci gli avvenimenti con una ricca teologia, fatta di simboli e di rimandi al altri passi della Scrittura. Sul Golgota abbiamo una sequenza di cinque scene: la intronizzazione di Gesù re d’amore (vv.16b – 22), il dono delle vesti e della tunica (vv.23 – 24),il dono reciproco madre-discepolo(19,25-27) il dono dello Spirito(vv.28-30) il dono dell’acqua e del sangue (vv.31-37)
Più che parlare di cinque scene da guardare sono “icone”. La scena è la descrizione della realtà, di ciò che si vede; l’icona è il senso della realtà stessa, è la realtà che ci raggiunge con la sua luce,è la realtà che ci parla e ci interroga. Nella icona non è più l’osservatore che osserva la scena, ma è osservato dalla medesima scena, coinvolto,interrogato. Insomma è visto da ciò che vede. Il testo in questione è uno dei più amati e studiati. Quello attorno al quale sono state date molteplici interpretazioni. Quella più antica, durata fino al medioevo, si fermava al significato più immediato del testo: Gesù prima di morire, manifesta il suo amore provvedendo alla Madre, che già aveva perso lo sposo e ora sta perdendo il figlio. Nel secolo XII, con la teologia monastica, Maria appare come l’immagine della Chiesa, insieme donna e sposa e madre feconda. Questa considerazione, certamente più vera, è però insufficiente per esprimere la ricchezza del testo. Vediamone alcuni aspetti:

     
  • Dal punto di      vista storico: la madre di Gesù e le altre donne, sono le persone che      amano Gesù, mentre il discepolo è la persona che è amata da Gesù.
         
         
  •  
  • A livello      simbolico generale, la Madre e le donne da una parte e il discepolo amato      dall’altra, sono figura dell’amore dato e dell’amore ricevuto. La Madre      con le donne rappresenta chiunque dà amore, la sorgente dalla quale sgorga      perennemente amore, in un donarsi fecondo. Chi dà amore? Innanzitutto il      Padre nei confronti del Figlio, poi Dio nei confronti dell’Universo, il      Figlio Gesù nei confronti dei discepoli e di quanti incontra lungo le      strade della Palestina, Israele nei confronti della Chiesa, la Chiesa nei      confronti del mondo, e così via via fino alla più semplice e sconosciuta      delle creature, quella che per amore dà un semplice bicchiere d’acqua      fresca (Mt.10,42): chiunque dà amore è immagine del Padre amante. A sua      volta il discepolo amato rappresenta chiunque riceve amore. Chi riceve      amore? Innanzitutto il Figlio nei confronti del Padre, poi l’Universo nei      confronti di Dio, i discepolo e la gente nei confronti di Gesù, la Chiesa      nei confronti di Israele, il mondo nei confronti della Chiesa, e via via      fino alla più piccola creatura: chiunque riceve amore, è immagine del      Figlio, amore-amato. Ma questa reciprocità d’amore che contempliamo sotto      la croce, non è “fissità” di ruoli d’amore, ma dinamismo fecondo,      ricchezza, unità di vita. Infatti se uno desse solo amore finirebbe per      svuotarsi e poi morire; e se uno ricevesse solo amore senza metterlo in      circolo, finirebbe per soffocare. La vita sgorga quando l’amore amante è      amato e l’amore amato è, a sua volta, amante. Questa circolarità      dell’amore, questo amore “corrisposto” tra Padre e Figlio che permette un      amore senza fine è lo Spirito Santo: lo spirito Santo apre l’amore del      Padre e del Figlio a tutti e permette la presenza dell’Amore di Dio in      ogni cosa.. In questo modo la danza d’amore del Padre e del Figlio non è      danza solitaria, ma con loro, nello Spirito, danza tutto l’universo      rinnovato dalla Trinità. Affidando il discepolo alla Madre, la Madre ha      chi amare e il discepolo chi lo ama; affidando la Madre al discepolo, la      Madre ha chi la ama e il discepolo ha chi amare. In questo reciproco      affidamento, Cristo comunica lo stesso reciproco affidamento che vi è tra      Lui e il Padre nello Spirito. Maria e il discepolo, che rappresentano      l’universo intero amato e amante, si amano reciprocamente con lo stesso      amore con cui Gesù li amò, che è il medesimo amore che il Padre e il      Figlio hanno fra loro e tutti. Il comandamento dell’amore arriva così a      compimento. Per questo la reciproca consegna dalla croce, gesto altissimo      d’amore di Cristo,contiene ogni mistero d’amore, mistero del cielo e della      terra, di Dio e dell’uomo, dell’uomo in Dio e di Dio nell’uomo. Per questo      l’evangelista commenta dicendo che, “Dopo questo, Gesù sa che tutte le      cose già sono state compiute”(v.28)
         
         
  •  
  • A livello      simbolico specifico, Maria di Nazareth chiamata donna, è la sposa, è      l’immagine di Israele che attende lo Sposo.(cfr.testo delle nozze di Cana)      Ora che “è giunta l’ora dello Sposo”, ora che lo Sposo è venuto, la sposa      diventa madre e genera l’uomo nuovo, quello che non morirà, l’uomo frutto      dello Spirito, il nuovo popolo di Dio: la chiesa. Questa è impersonificata      dal discepolo amato affidato alla Madre. Discepolo che non morirà, perché      fino ala venuta del Signore dovrà rimanere testimone di questo amore      (21,22-24) Il discepolo è affidato alla donna come figlio e la donna è      affidata al discepolo come madre: ambedue sono consegnati reciprocamente      l’uno all’altro Israele e la Chiesa, doni dell’amore del Padre e del      Figlio nello Spirito, dovranno vivere in comunione profonda: quella che      nasce dal grande mistero di riconciliazione e di amore che è la croce.
         
         
  •  
  • Circa il      numero delle donne, le donne possono essere quattro, tre o due. A una      prima lettura sono quattro, appaiate a due a due: la madre di Gesù e sua      sorella, Maria di Cleopa e Maria Maddalena. Ma possono essere anche tre se      si legge: “ La madre di Gesù e sua sorella,(cioè) Maria di Cleopa, e Maria      Maddalena” Possono però essere anche solo due, indicate prima in termini      di parentela e poi per nome, se si legge: “La madre di Gesù e sua sorella      (che rispettivamente si chiamano Maria di Cleopa e maria Maddalena). Dal      punto di vista storico non è facile dire quante siano. Le donne possono      essere quattro, per simmetria con i soldati (ipotesi più probabile);      oppure tre alle quali si aggiunge il discepolo Giovanni; oppure due. In      quest’ultima ipotesi, oltre i soldati e la madre, ai piedi della croce vi      sono Maria Maddalena e il discepolo amato, che riappariranno insieme al      sepolcro nel giorno di Pasqua. Ogni ipotesi si presta a diverse      interpretazioni che non necessariamente si escludono.
         
         
  •  
  • Circa il      contesto del brano:
         
         
  •  
  • in relazione      alla scena precedente (spartizione dei vestiti e tunica)      queste donne richiamano i soldati. Insieme a loro, che si spartiscono le      vesti di Gesù, anch’esse ne raccolgono l’eredità. La Madre di Gesù, a sua      volta, richiama la tunica indivisibile: tocca in sorte a uno, al discepolo      che Gesù amava. Si riprendono così i temi della universalità della      salvezza(11,50-52) e della unità del popolo di Dio(17,11.21-23)
         
         
  •  
  • in relazione      alla scena seguente: viene anticipata la consegna dello      Spirito quando “Gesù chinato il capo, rese lo Spirito.”(v.30) e dal suo      fianco scaturiscono sangue ed acqua, simbolo dei sacramenti della Chiesa      di cui Giovanni è segno e testimone insieme (vv 34 e ss)
         
         
  •  
  • in relazione      al contesto generale del Vangelo questa scena richiama il      tema dell’”ora di Gesù” che attraversa tutto il Vangelo di Giovanni. Tutto      Giovanni tende a questa ora. E’ l’ora della Gloria di Gesù, è l’ora della      tentazione di Gesù e dei discepoli soprattutto, è l’ora della      glorificazione(Gv.17,1) e della consegna al Padre che Cristo fa dei      suoi.(Gv.17) Questa “ora” inizia alle nozze di Cana, alla presenza della      Madre di Gesù. E questa ora si compie (tutto è compiuto) alla presenza      della Madre di Gesù. La madre di Gesù appare solo a Cana e qui: apre e      chiude l’ora del Figlio. In tre versetti è indicata per ben sei volte come      “ madre”, cinque direttamente e una indirettamente, con il pronome “la”.      L’evangelista la chiama due volte “madre” e altre due “sua madre”(di      Gesù), mentre Gesù la chiama tua madre quando la presenta al discepolo che      “la” accoglie. L’evangelista ci vuole suggerire che “sua” madre diventa      “tua” madre, di te che leggi, se “la”accogli.

2. Approfondimento del testo

v.25: stavano dall’altra parte: da una parte stanno i soldati che ereditano le vesti del Figlio, dall’altra stanno, (il verbo greco si traduce stanno in piedi, segno di fedeltà e di attesa)queste donne.. Al centro la luce del crocifisso che unisce vicini e lontani, segno di Dio che fa splendere il suo sole sui buoni e i cattivi, i giusti e gli ingiusti. In alto sta Gesù con i suoi due compagni. In basso quattro soldati da una parte e, probabilmente, quattro donne dall’altra, più il discepolo. In tutto 12 persone, il gruppo dei 12 discepoli sotto la croce in sostituzione dei 12 fuggiti. La maggior parte sono peccatori pubblici. Per tutti, amici e nemici di Gesù, la croce è centro di attrazione e sotto la croce si diventa discepoli non per impegno personale, ma per grazia e per dono d’amore. Eredi del Figlio sono tutti gli uomini, che in Cristo crocifisso diventano fratelli: vicini e lontani, cominciando dai lontani. Insieme formano l’unico popolo di Dio. I discepoli quelli veri, quelli che Gesù ha scelto, quelli con i quali ha condiviso la vita sono tutti fuggiti (16,32;Mc.14,50). Con lui rimangono le donne (avevano poco valore,allora), la gente di malaffare soldati e briganti crocifissi e ..il discepolo amato da Gesù……Ma i suoi sono scappati. E’ lecita allora la domanda: Chi sono i veri discepoli di Gesù? E noi lo siamo? I veri discepoli, non c’è dubbio,sono quelli che stanno presso la croce di Gesù, perché solo sotto la croce di Gesù possiamo contemplare il mistero di Dio e dell’uomo, mistero d’amore e di dolore, mistero nuziale e mistero ecclesiale, mistero di morte di risurrezione.. Giovanni, in più passi sottolinea questo “stare presso la croce di Gesù”, anzi fin dall’inizio del Vangelo egli punta a farci stare sotto la croce di Gesù: “ Come Mosè innalzò il serpente nel deserto,così bisogna che sia innalzato il Figlio dell’uomo, perché chiunque crede in Lui abbia la vita eterna”(3,14). E’ qui che vediamo che “Dio ha tanto amato il mondo, da dare il suo Figlio unigenito”(3,16) qui conosciamo che Gesù è “Io sono”(8,28) qui “Vinto il principe del mondo, siamo attirati a lui”(12,31). Tutti i Vangeli concordano nel porre la nascita del nuovo popolo di Dio sotto la croce.
Ma perché la madre e le donne, alle quali si aggiunge il discepolo amato “stanno presso la croce di Gesù?”. Perché anche quando non vi è più nulla da fare, l’amore non si eclissa. Nell’impotenza, l’amore non si blocca, non si dispera, non rifiuta, ma diventa com-passione. Si sta con l’amato, anche nel silenzio, continuando a mantenere la comunione d’amore, oltre ogni limite. La compassione è forse la qualità divina più grande, perché fa sentire l’altro come se stesso. E’ la compassione che spinge all’azione. Dalla compassione di Dio per l’uomo perduto, si è messo in movimento il piano della salvezza e la necessità della croce; dalla compassione delle donne per questo Dio crocifisso è nato l’uomo nuovo. Infatti rimanendo sotto la croce, hanno avuto in eredità il dono dell’amore trinitario.. Il gruppo di queste donne sta là dove tutti siamo chiamati a star per vedere il mistero di Dio. Qui si rivela la pienezza dell’amore, qui si celebrano le nozze fra Dio e l’umanità, qui scaturisce la persona nuova e l’umanità nuova. Fuggire dalla croce sarebbe perdere irrimediabilmente se stessi.
Da un lato i soldati si spartiscono le vesti del Figlio,dall’altro le donne ricevono il dono dell’amore trinitario e si imprimono nel cuore la sua passione. Le due scene sono strettamente congiunte, come nell’ultima cena le figure di Giuda e del discepolo amato. Chi si riconosce in Giuda e sta sotto la croce (anziché fuggire) diventa come il discepolo prediletto; chi si riconosce nei nemici diventa come queste donne: anch’esso riceve in dono l’amore e la compassione gratuita. Ai piedi della croce tutti sono uno, lontani e vicini, amici e nemici (Ef.2,13-18) Cristo,infatti, nella sua sete d’amare, non si nega a a nessuno

v.26: allora Gesù vista la madre: Giovanni non dice che le donne guardano Gesù. E’ Lui che “vede”. Può sembrare stano, ma anche nella morte, Gesù è attivo. La morte è dolore, separazione, momento di solitudine. Nell’ora della morte uno è sensibile più a sé che all’altro, è oggetto di attenzioni, più che soggetto di compassione. Ma il Figlio non è mai solo; anche nel moneto del dolore è sempre con il Padre (16,32) Per questo la sua morte è atto di amore e di compassione per i i fratelli. Egli è turbato per il loro dramma: non si preoccupa per se stesso,ma per loro. Si preoccupa perché, sentendosi soli e abbandonati, sono persi dietro le proprie cose (eis tà idìa:16,32) Il loro vivere, adesso,(di chi resta) chiusi nelle proprie cose, rischia di essere tragico e senza senso, più tragico del morire. Questa è la vera morte, non quella di colui che dà la vita. (Tutti abbiamo conosciuto persone che nel momento della morte, avvertono maggiormente il dramma di chi resta. E’ un amore questo, come quello di Gesù. Costoro, anche nel morire, assomigliano più da vicino a Gesù.

     
  • e accanto a      lei il discepolo che Egli amava: è colui che è amato da Gesù. Questo      discepolo lo abbiamo incontrato innanzitutto in 13,23-25, mentre reclinava      il capo sul petto del Signore, depositario del suo segreto. Questo discepolo,      nominato come “l’altro” rispetto a Pietro, riappare nel processo davanti a      Caifa (18,15) Ora, stando sotto la croce accanto alla Madre di Gesù, vede      quello che già prima aveva intuito, poggiando il capo sul cuore del      maestro. Questo discepolo. testimone di ciò che ha visto sulla      croce(19,35) giungerà per primo al sepolcro e crederà(20,8), riconoscerà      dalla barca il Risorto(21,7) e resterà con noi fino al suo      ritorno(21,20-24)
         
         
  •  
  • donna, ecco      il tuo figlio: “Ecco”: in greco “ide”, cioè vedi il tuo figlio, guarda il      tuo figlio (1,29.36) Gesù dice alla Madre di guardare il discepolo come il      suo figlio, uguale dunque a lui, riconoscendolo fratello. Questo      appellativo donna, rivolto alla madre, è carico di simbolismo. Appare già      nelle nozze di Cana, in un contesto nuziale, quando c’è sete di vino bello      e si parla “dell’ora” non ancora giunta(2,4), Così pure, Gesù si rivolge      alla samaritana che ha sì sei mariti, ma non uno sposo, quando c’è sete      d’acqua viva ed è giunta l’ora in cui si adora il Padre in Spirito e      verità(4,23) Così Gesù si rivolge all’adultera (8,10; cfr.8,3.4.5.9) la      cui sete d’amore la condotta fino a rischiare la morte Infine Gesù      chiamerà “donna” la Maddalena piangente, in cerca dello Sposo (20,15)      Maria di Nazareth è la donna afflitta dalle doglie, perché è giunta la sua      ora (16,21), l’ora in cui lo Spirito d’amore del Padre e del Figlio,ai      piedi della croce, fa generare in lei i nuovi discepoli di Cristo. Nella      Bibbia si parla della figlia di Sion, sposa del Signore e madre di tutti i      popoli(salmo 87). Dopo l’esilio di Babilonia e la conseguente distruzione      del tempio, la salvezza viene descritta come un ritornare insieme al monte      Sion. Questo è rappresentato coma una donna che raccoglie attorno a sé i      suoi figli. E’ come se nascessero tutti all’istante, attorno alla madre:      “Chi ha mai udito una cosa simile?Chi ha visto cose come queste? Nasce      forse un paese in un giorno:un popolo è generato forse in un istante?      Eppure Sion, appena sentiti i dolori, ha partorito i figli (Is.66,8) “Alza      gli occhi intorno e guarda: tutti costoro si sono radunati, vengono a te.      I tuoi figli vengono da lontano, le tue figlie sono portate in braccio      (Is.60,4) Il popolo è una schiera immensa che si raduna a Gerusalemme: è      la riunione dei figli dispersi, che tornano dall’esilio. A loro si      aggiungono tutti i popoli (Is.60,6-14) Ai piedi della croce si forma      l’unità di Israele e di tutti i popoli che accorrono a Sion. Le sofferenze      della madre di Gesù sotto la croce, sono le doglie del parto della      donna/sposa che sul talamo nuziale della croce ha consumato l’amore con il      suo Sposo. Da questo nasce l’uomo nuovo, rappresentato dal discepolo      prediletto, primo di quella innumerevole schiera che lo seguiranno:la      Chiesa. Infatti “Il piccolo diventerà un migliaio, il minimo un immenso      popolo; io sono il Signore. A suo tempo farò ciò speditamente “(Is.60,22).      L’unione sulla croce di Cristo sposo con la sua donna rappresenta l’ora      del compimento della Sinagoga e l’inizio della Chiesa.

v.27: dice al discepolo: ecco la tua Madre: a sua volta la Chiesa, popolo raffigurato dal discepolo amato, è invitata a guardare a Israele come la donna/sposa del suo Signore.. Come ha detto alla madre “Vedi il tuo figlio”, così dice al discepolo: “Vedi la tua madre”. Con queste parole Gesù affida alla Chiesa Israele, da riconoscere come propria madre e radice santa (Rm.11,16) L’amore reciproco tra loro realizza in chiave universale il comando:amatevi gli uni gli altri, come io vi ho amato. Quando Israele e la Chiesa obbediranno a questa loro vocazione di comune e reciproco affidamento, si realizzerà sulla terra la Gloria di Dio, il trionfo della croce, il compimento del suo disegno di amore, il fine della storia. E’ dalla croce che nasce l’unità tra Israele e la Chiesa, unità fondata sul reciproco affidamento e reciproco riconoscimento della originaria alterità che le fa vivere entrambe. Quando Israele accetterà la Chiesa come figlia, e la Chiesa accetterà Israele come madre, allora si compirà la promessa ultima dell’A.T.: ritornerà Elia, che converte il cuore dei padri verso i figli e dei figli verso i padri (Malch.3,23 e ss) Allora anche le varie chiese cristiane si sentiranno chiese sorelle, perché figlie dell’unica madre. La loro unità testimonierà al mondo l’amore del Padre che il Figlio è venuto a portare ai fratelli.(17,23) Allora, ogni cosa in cielo e in terra, sarà ricapitolata in Cristo (Ef.1,10) e Dio sarà tutto in tutti(1Cor.15,28) Questa sarà anche l’ora in cui ognuno non rimarrò solo con i suoi beni, solo con le proprie cose, preoccupato solo della conservazione di sé. Ma le cose di uno verranno accolte come cose proprie, la casa di uno sarà la casa di tutti, i beni di uno di tutti. Allora sarà consumata l’unità tra i fratelli che hanno ricevuto in eredità le medesime vesti e la medesima tunica.

3. Alcuni spunti per la riflessione personale e la condivisione:

Il mio stare sotto la croce con Maria e le altre donne, il mio essere giusto o peccatore nel numero dei dodici che stanno sotto la croce…Lì sotto scompaiono le differenze e si fa comunione nell’amore di Cristo. Stare o fuggire….che cosa dice la mia vita?
Accogliere la madre, accogliere la Chiesa, mia madre, generata da Cristo. Sentirmi figlio tra tanti fratelli tutti generati in questo talamo nuziale in cui Dio sposa il suo popolo….Accoglierci nell’amore reciproco…sentirci chiesa…tutti discepoli del crocifisso.
La mia sensibilità per le differenze, le storie diverse, la diversa fede, i diversi cammini di vita….L’attenzione agli altri è attenzione alle diversità, alle diverse appartenenze, ma riconoscendo la reciproca radice: affidati gli uni agli altri ai piedi della croce

4. Passi paralleli per continuare la meditazione…

Salmo 87; Gen.12,2-3; Is.66,6-12; Gv.2,1-12; 16,19-33; 17,20-24; Rm.11,1 ss. Ef.2,11-22;1,1 ss.

p. Roberto Zambolin

               

Copyright © Il Mondo di Aquila e Priscilla By Salvo Massa
Torna ai contenuti