Crediamo nel Dio della vita - Il Mondo di Aquila e Priscilla

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Fiumi d'acqua viva...

CREDIAMO NEL DIO DELLA VITA
QUINTA DOMENICA DI QUARESIMA
( Ez. 37,12-14; salmo 129; Rm. 8,8-11; Gv. 11,1-45)

Tre affreschi intensi caratterizzano la Liturgia della Parola di questa domenica. Nel brano del profeta Ezechiele, vi è un popolo di peccatori cadaveri, sui quali soffia lo Spirito di Dio perché quei cadaveri rivivano (Ez. 37,14); mentre la seconda lettura ci fa penetrare nel drammatico scontro fra “l’esistenza secondo la carne” e “l’esistenza secondo lo spirito” che impegna il credente, ogni giorno.. Pertanto Lazzaro risuscitato, con la forza del dito di Dio…espressa nel comando di Gesù: “Lazzaro, vieni fuori!” diventa il simbolo della risurrezione dell’uomo: dal peccato come dalla morte, dalla vita bloccata, insignificante, a quella piena, gioiosa e trasformata. Ecco, allora il tema di oggi: Gesù ci ha fatti rivivere con il dono della sua vita, con la sua morte offerta per amore. E questo amore di Cristo per l’uomo appare in tutta la sua grandezza e intensità proprio nel racconto di Lazzaro. Gesù si commuove, Gesù piange (vv. 33.34) di fronte alla perdita di una persona cara. Gesù non è insensibile alla amicizia, ai rapporti affettivi. Gli stessi Giudei, dopo che Gesù scoppiò in pianto di fronte al sepolcro di Lazzaro dicono: “ Guarda come lo amava” (Gv. 11,36) Di fronte a questo suo atteggiamento, si capisce meglio il valore e il significato del dolore umano, del pianto dei fiumi di lacrime che gli uomini versano nelle loro amare vicissitudini: non sono solamente uno sfogo disperato, né un segno di debolezza, ma anche la reazione a un evento che ferisce profondamente la dignità umana e fa nascere un bisogno di redenzione. Solo un grande amore può redimere. Solo l’amore può salvare dal dolore e dalle ferite. Da Gesu’ possiamo imparare a condividere il dolore altrui: a volte è assai meglio di tante parole, una presenza silenziosa e partecipe, che condivida con chi soffre il peso di avvenimenti molto duri, come quelli luttuosi. Gesù è l’immagine del buon samaritano che sa compatire, comprendere e accostarsi ai dolori altrui con discrezione e, nello stesso tempo, con molta partecipazione. L’amore innanzitutto, sembra dirci Gesù, l’amore e non l’indifferenza, l’amore verso i fratelli prima di ogni cosa e poi tutto il resto. Gesù è venuto anche per liberarci dal peccato, per aprire i sepolcri del nostro cuore, per metterci, sinceramente e lealmente, di fronte a noi stessi. Gesù è la vita che scioglie i legami delle nostre schiavitù, è colui che ci chiama per nome e ci dice: “ Vieni fuori”. La voce di Gesù si fa sentire nell’intimo di noi stessi, attraverso le persone che ci vogliono bene ma, prima di tutto nei richiami forti e robusti che vengono dalla Parola di Dio, meditata nel silenzio e nella verità del nostro essere. E’ voce che denuncia le nostre inclinazioni al male, i nostri vizi che rendono la nostra vita un po’ puzzolente “ Signore, già manda cattivo odore, perché è di quattro giorni”.(Gv. 11,39) S. Paolo ci ricorda che i cristiani devono essere “il buon profumo di Cristo”(2Cor.2,15) Per questo, nel Battesimo, veniamo unti con il sacro crisma, un olio profumato. Come mai, accade che, al contrario, nella nostra vita, siamo non solo cristiani insignificanti, ma addirittura cristiani che trasudano cattivo odore? Non lasciamo cadere, pertanto, questo forte invito alla santità! Paolo ci ammonisce: “Consideratevi morti al peccato, ma viventi per Dio, in Cristo Gesù”(Rm. 6,11) Come pure afferma: “Se noi viviamo, viviamo per il Signore; se noi moriamo, moriamo per il Signore. Sia che viviamo, sia che moriamo, noi siamo del Signore”(Rm. 14,7). Siamo davvero di Cristo? Viviamo per Lui? Nessuno può farci uscire dai nostri sepolcri nei quali verremo posti al termine di questa vita mortale! Proprio nessuno. Solamente Cristo, il primo dei risorti (1Cor.15,20) può ottenerci da Dio il dono di una vita immortale. Nel Vangelo di Giovanni, Lazzaro è l’infermo, tradotto letteralmente dal testo originale greco colui che non sta in piedi, il non ritto, cioè il morto. Lazzaro rappresenta ognuno di noi che, secondo le leggi della natura umana, arriva al termine della vita. Lazzaro, poi, significa “Dio aiuta”perché nella morte, come nella nascita, nessuno se la può cavare da solo. Come nessuno nasce senza madre, così nessuno muore senza Padre. Nessuno di noi, anche se muore in un letto di ospedale, solo, abbandonato da tutti, muore in solitudine. Ognuno di noi, infatti, muore in Dio.(Lc. 23,46) Pertanto l’amore di Dio non ci salva dalla morte, ma ci salva nella morte, impedisce cioè alla morte di annientarci. Lazzaro non è rimasto nel sepolcro, perché ognuno di noi è nato per la vita. Ma queste cose, come dice S. Paolo, le può capire solo l’uomo spirituale, l’uomo che vive seguendo lo Spirito, l’uomo che vive in comunione con Dio. Per chi vive solo immerso nelle cose del mondo, tutto questo è follia! (1Cor.2,13-15) e rischia il non senso e la disperazione. Per che cosa decidiamo di scommettere?


Don Roberto Zambolin


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