Conosciamo Gesu?
2° Domenica del Tempo Ordinario anno A
(Is. 49,3.5-6; salmo 39; 1 Cor. 1,1-3; Gv.1,29-34)
A volte, osservando la gente come vive, ragiona, progetta, discute di questo o di quello, si ha come l’impressione, che sia finito il tempo della presenza di Gesù..., tanto sono lontani da Lui i nostri riferimenti, come se l’Emmanuele, ‘il Dio con noi, avesse scelto di restare solo per breve tempo tra di noi. Un grande papa, Paolo VI, scriveva così: “Gesù lo conosciamo? Gesù noi lo conosciamo perché la nostra educazione religiosa ci parlò di Lui; non potremmo dimenticarlo e offenderlo, senza dimenticare e offendere gran parte della nostra anima. Eppure la domanda resta anche sulle nostre labbra, sovente senza risposta. La piena risposta è troppo grave: implica il nostro destino spirituale. È troppo profonda e ineffabile: conoscerlo e definirlo vorrebbe dire - lo si intuisce - viverlo e sarebbe una risposta fatta di singhiozzi di gioia e di interiore pienezza. La sua figura rimane vaga e sbiadita. Come i discepoli smarriti, diciamo: ‘E’ un fantasma!’. Anche volessimo atteggiarci a negatori, a critici, a storici, che sapremmo dire di Lui?” “In mezzo a noi sta uno che noi non conosciamo (Gv 1,26) Cioè la nostra conoscenza di Cristo è rudimentale, frammentata, incerta e forse anche fredda e ostile. E i nostri stati di animo di fronte a Lui sono ordinariamente in gradazione negativa: conoscerLo senza amarLo, supporLo senza conoscerLo, trascurarLo e dimenticarLo”. Ma che senso può avere la vita senza questo Amore venuto dal Cielo, che dà valore a tutto e ci fa sentire ‘orgogliosamente’ figli del Padre? Può anche sembrare una situazione assurda che, dopo duemila anni di Cristianesimo, in cui tutta la nostra civiltà occidentale è stata immersa, tanto da dettare linee fondamentali espresse nell’arte e nella cultura, oggi l’uomo moderno sembri essere agli inizi di tale conoscenza, come se Gesù fosse nato solo ieri. Ma ci si accorge, per fortuna, sia pure lentamente, ma con sempre maggior consapevolezza - e questo è uno degli indici di speranza del nostro difficile tempo - che Gesù non è una figura che è stata solo di passaggio tra noi, neppure un mitico personaggio solo da tramandare e riporre in nicchia. Lui, per Sua Grazia, anche se non ce ne accorgiamo, e magari lo rifiutiamo, è parte della nostra vita, è, per chi crede, la Vita stessa. Ci si rende conto che solo lui possiede l'immagine più vera della nostra umanità, di una umanità riuscita, compiuta, veramente bella. Il nostro volto perde ogni contorno, si deforma, fino a diventare ‘mostruoso’, se non ha le ‘linee’ del Volto di Gesù, che tanto vediamo ed ammiriamo nei volti di coloro che lo hanno seguito e imitato, i Santi: quelli grandi e quelli feriali, attorno a noi. Quanta gente, nel silenzio, nel nascondimento, con umiltà e semplicità, nella carità quotidiana, ci dà esempi di grande santità! Le nostre mani rimangono vuote di opere e sono piene di fatti vuoti e inutili, se non dannosi, se non diventano ‘mani di Cristo guidate dalla Sua carità. Il nostro cuore diventa un baratro spaventoso, anche quando crede di amare, se il nostro amore non è purificato e non deriva da Chi è veramente l’Amore: Dio. I nostri discorsi di pace sono vuoti scorrere di parole, che si ripetono come un ritornello e volano via, se a riempirli non c’è Lui, ‘Principe della Pace’. La nostra stessa volontà di verità è un girare a vuoto nella nebbia, se non siamo illuminati da Lui, che è la Verità. La parola del profeta Giovanni Battista, che ancora una volta ci fa compagnia in queste prime domeniche dopo Natale, è una presentazione di Dio tra noi davvero solenne. È il momento in cui Gesù, dopo 30 anni di silenzio, appare sulla scena del mondo, tra noi uomini, per dirci quanto Dio ci ama, non solo, ma a chiederci di farci totalmente trasformare da questo Amore, che finalmente ci può ridonare - solo che lo vogliamo - la bellezza della vita che avevamo perduto Si ha la sensazione - al di là delle apparenze - che tanti sentano la nostalgia di Chi veramente sia Colui che, tra noi, può dare senso alla vita; a darci una Gioia che le creature, dopo una superficiale soddisfazione, rivelando il loro volto di fatuità, di cose inutili, ci negano... facendoci così tornare alla sorgente! Da sacerdote, che incontra tanta gente ovunque, colgo questo profondo desiderio o nostalgia di Cristo che molti hanno come sfrattato dal cuore. È la stupenda verità che ‘Dio non è morto’, come da tanti si è creduto. Non solo è vivo, ma sta facendo conoscere la Sua Bellezza, la necessità di Lui, a tanti che si erano illusi di vivere dimenticandoLo o rifiutandoLo. Dobbiamo essere onesti con noi stessi, come quella cara persona che ho incontrato a Roma dopo una riflessione sul tema: “Cristo nostra felicità”; dagli organizzatori dell’incontro, mi era stata presentata come una persona ‘allergica’ ad ogni conversazione su Dio, Alla fine dell’incontro, dopo un’ora e mezza di profondo e commosso ascolto e dialogo reciproco, nel congedarli, perché era ormai tardi, proprio questo uomo mi disse, interpretando il sentimento di tutti: “Non ci mandi via, perché qui è luce, fuori è solo oscurità e quella del cuore è la peggiore!’.