Chi è il testimone della luce
3° Domenica di Avvento anno B
Is.61,1-2.10-11; Sal.Lc.1,46-54; 1Ts.5,16-24; Gv.1,6-8;19-28)
Anche in questa 3 a Domenica di Avvento a dominare la scena è la figura di Giovanni Battista, il Testimone della "luce vera, quella che il lumina ogni uomo che viene in questo mondo"(Gv.1,9), cioè testimone di Gesù. Di lui il Vangelo dice: "Venne un uomo mandato da Dio e il suo nome era Giovanni. Egli venne come testimone per rendere testimonianza alla luce, perché tutti credessero per mezzo di lui" (Gv.1,7) Prima ancora che con la sua parola, forte e incisiva,Giovanni rende testimonianza a Gesù con l'austerità della sua vita (veste peli di cammello, mangia locuste e miele selvatico), con la sua coe renza di persona semplice ed essenziale, con la sua lealtà ed onestà e, infine, con il suo martirio. Questo crea attorno alla sua persona tutto un movimento di gente che lo ritiene il Cristo, il Messia, o il profeta Elia, il profeta che deve venire alla fine dei tempi; ma egli dice apertamente di non esserlo. Ecco un altro elemento della sua testimonianza: l'umiltà profonda. Sa che è facile infiammare gli animi; è consapevole che la gente, in momenti di buio e di timore, di vuoto esistenziale e di insicurezza, si aggrappa e va dietro alla prima persona, anche religiosa, che si presenta in modo accattivante. Giovanni il battista ha capito che, in fondo, ognu no di noi è come una persona assetata: alla ricerca di parole significative e di un orientamento per la vita. Ma non vuole illudere nessuno. Non è lui la luce e ci tiene a dirlo e a mostrarlo. Troppa gente gli va dietro e questo non è sempre un buon segno.... Non si lascia montare la testa dal favore popolare, ma dichiara apertamente di essere solo una voce che grida nel deserto "preparate la via del Signore". Non gli interessa la propria persona, guarda unicamente a Colui del quale deve preparare la venuta; è cosciente della propria missione di precursore, di colui cioè che "corre avanti", e non si ritiene neppure degno di sciogliere i lacci dei calzari al Messia. La figura di Giovanni Battista ci è presentata come riferi mento per insegnarci a distinguere i veri dai falsi profeti: sobrietà, semplicità e trasparenza di vita, distacco da sé stessi e nessuna ricerca di essere ammirati dal la gente. Il vero profeta è uno la cui vita è tutta in riferimento a Dio. E' un testi mone di Dio con la vita. Non splende di luce propria, ma riflette in sé la luce di cui parla e che spiega. Ognuno di noi dovrà essere un vero profeta di Gesù con la sua testimonianza di vita: riconoscerci per quello che realmente siamo: da soli siamo nulla. Se siamo qualcosa lo siamo non per merito nostro, ma per dono di Dio e per i. meriti di Gesù Cristo. La nostra vita ha senso solo in rapporto a Dio, che ci è Padre; il nostro operare ha valore se orientato verso Dio, sull'esempio di Gesù, Via Verità e Vita. Di conseguenza dobbiamo abbandonare il nostro io or goglioso per far posto a Dio; dobbiamo spogliarci delle nostre false sicurezze, della nostra presunzione, della nostra vanagloria, e porre ogni nostra certezza e fiducia in Dio solo. Solo così possiamo essere luce vera e le nostre parole "vere" e non echi di un contenitore vuoto...Per questo sarà necessario imitare Giovanni Battista anche nella sua austerità ascetica, praticando un tenore di vita più sobrio, distaccando il cuore dalle cose terrene, limitandoci al necessario e lasciando il superfluo per chi ha meno di noi. S. Paolo, scrivendo ai cristiani di Tessalonica, afferma: "siate sempre lieti": vale a dire siate testimoni della gioia cristiana, che non è gioia fatua e superficiale, di facciata, ma gioia profonda dell'anima; gioia che non proviene dall'abbondanza dei beni terreni, ma dalla consapevolezza di essere amati da Dio, di essere liberati da Gesù, dalla schiavitù del peccato e dall'angoscia della morte; gioia che ci rende capaci di rapporti di amicizia vera e di fratellanza con tutti gli uomini. Tante persone che conosciamo ci hanno tra la testimonianza della loro serenità, fondata proprio sulla fiducia in Dio, sulla certezza che Dio cammina con noi e dirige la nostra storia. E tanto più era no lieti, quanto maggiormente erano gravati da preoccupazioni e difficoltà. La fi gura di Giovanni Battista, poi, ci riempie di stupore quando afferma che in mez a noi c'è uno che non conosciamo!(Gv.1,26) In realtà non ci rendiamo conto della presenza di Gesù fra noi: Egli abita letteralmente le nostre case, è dentro le nostre relazioni riconciliate, ricomposte nella comunione reciproca, nella accetta delle nostre diversità, nei nostri sguardi "al positivo". Noi non siamo abba stanza abituati a vederLo così: eppure Lui può passare anche nei vicoli delle nostre città, su un tram, nei luoghi di lavoro. Chiede solo di accoglierlo in tanti nostri fratelli e sorelle che ci passano accanto e che con noi condividono un pezzo della nostra giornata. Vigiliamo, dunque, perché noi siamo troppo abituati a ve derlo solo nei luoghi di culto e corriamo il rischio di non avvertire la Sua presen za altrove. Come sarebbe disastrosa per noi questa situazione! Vivere immersi in Gesù e non subire il fascino della Sua presenza! In seguito al mistero dell'Incar nazione la ricerca di Dio non è più limitata al conoscere Gesù, ma al riconoscerLo.Non è questione di libri, ma di volti. Dio non lo si incontra al termine di un dotto ragionamento, ma al termine di una strada percorsa con gli occhi e il cuore spalancati.