Cercate le cose di lassù - Il Mondo di Aquila e Priscilla

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LETTURE PATRISTICHE - Tempo Ordinario
Dal «Commento all'Ecclesiaste» di san Girolamo, sacerdote
(PL 23, 1057-1059)
Cercate le cose di lassù

   «Ogni  uomo, a cui Dio concede ricchezze e beni, ha anche facoltà di goderli e  prendersene la sua parte, e di godere delle sue fatiche: anche questo è  dono di Dio. Egli non penserà infatti molto ai giorni della sua vita,  poiché Dio lo tiene occupato con la gioia del suo cuore» (Qo 5, 18-19). A  paragone di colui che si nutre delle sue sostanze nel turbinio delle  sue preoccupazioni e dei suoi affanni e, con grave peso e tedio della  vita, accumula cose destinate poi a perire, il sapiente afferma che è  migliore colui che gode di quanto gli sta davanti. In questo secondo  caso, infatti, per quanto piccola, una certa soddisfazione c'è e  precisamente nell'uso dei beni. Nel primo caso c'è solo un cumulo di  fastidi. Il sapiente dimostra anche perché deve ritenersi un dono di Dio  poter godere delle ricchezze affermando: «non penserà molto ai giorni  della sua vita».
   Certamente il Signore concede gioia al suo  cuore: non sarà nella tristezza, non sarà tormentato dall'ansia,  assorbito com'è dalla letizia e dal piacere presente. Ma è meglio,  secondo l'Apostolo, scorgere il bene da godere non tanto nel cibo e  nella bevanda materiale, ma nel nutrimento dello spirito concesso da  Dio. C'è un bene nelle fatiche proprio perché solo attraverso fatiche e  sforzi possiamo arrivare alla contemplazione dei veri beni. Ed è proprio  ciò che dobbiamo fare: rallegrarci nelle nostre occupazioni ed  attività. Quantunque però questo sia un bene, tuttavia «fino a che  Cristo nostra vita non si sarà manifestato» (cfr. Col 3, 4) non è ancora  il bene completo.
   Deve ritenersi veramente saggio colui che,  istruito nelle divine Scritture, ha tutta la sua fatica sulle sue labbra  e la sua brama non è mai sazia (cfr. Qo 6, 7), dal momento che sempre  desidera di imparare. In questo il savio si trova in condizione migliore  dello stolto (cfr. Qo 6, 8), perché, sentendosi povero (quel povero che  è proclamato beato dal vangelo), si affretta ad abbracciare ciò che  riguarda la vera vita, cammina sulla strada stretta e angusta che  conduce alla vita ed è povero di opere malvage, e sa dove risiede  Cristo, che è la vita.

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