BATTESIMO DI GESU’
Con la festa del Battesimo di Gesù, si conclude il tempo natalizio, che ci presenta il mistero della Incarnazione, cioè l’ingresso di Dio nella storia dell’uomo, come diviso in tre momenti: la nascita di Gesù, che ci riempie di stupore e di gioia, perché scopriamo che in Gesù, Dio non è il Dio lontano, il Dio assente, ma il Dio con noi, che in tutto ha voluto assomigliare a noi, anche nel nostro corpo; l’epifania nella quale Dio, in Cristo vuole rivelarsi, farsi conoscere come il Dio di tutti,che non fa preferenze di persone, come ci ricorda bene il brano tratto dagli atti degli Apostoli, che si lascia trovare e incontrare da ogni uomo che lo cerchi con sincerità e con amore; tutti possiamo incontrare il Signore, tutti possiamo arrivare ad avere fede in Lui, non importa da dove e quando inizia la nostra ricerca, perché la fede è un dono; tutti possiamo essere trasformati da Lui come i Magi, purchè accettiamo di interrogarci, di chiedere, di confrontarci, di fare un cammino di fede accompagnati dalla stella luminosa che è la sua Parola; e poi la festa di oggi che ci indica quale è la missione di Gesù: quella di fare la volontà di Dio, di farsi carico della volontà di salvezza di Dio verso ogni persona, di farsi servitore della misericordia del Padre verso ognuno di noi, di essere ponte tra il cielo e la terra, di riaprire all’uomo i cieli chiusi a causa del peccato e di ristabilire la comunione con Dio. Ma seguiamo il brano evangelico di oggi. Giovanni, per introdurci alla comprensione della missione di Gesù, ci parla di due momenti importanti della vita di Gesù stesso: quello in cui lascia la Galilea per andare alla parte inferiore del fiume Giordano, spostandosi dunque dal nord al sud del paese. Questo significa che Gesù lascia Nazareth, la sua famiglia,il suo ambiente di vita e fa le sue scelte, in piena libertà e responsabilità; quello in cui Gesù dà un orientamento, una meta a questa sua scelta: al Giordano da Giovanni per farsi battezzare da lui. Sappiamo che il battesimo di Giovanni aveva come scopo la conversione della persona, era un battesimo per preparare la strada al Signore; presentarsi a Giovanni equivaleva, in un certo senso ammettere la propria colpevolezza e dunque impegnarsi a cambiare vita. Gesù si muove per andare anche lui verso questo traguardo, mettendosi in fila con i peccatori, mescolandosi con essi. Ma Gesù aveva bisogno di convertirsi? Se Lui stesso era il Messia atteso, che senso aveva mettersi insieme con quanti lo attendevano? Se Giovanni il Battista, usando una immagine tipica della cultura medio orientale, diceva, parlando di Gesù, che era uno del quale lui non era degno nemmeno di portare i sandali, cioè nemmeno era degno di stargli davanti, di servirlo anche nelle cose più umili, come poteva accettare che il figlio di Dio si mettesse nel numero dei peccatori? Da qui nasce lo sconcerto di Giovanni: per cui inizialmente voleva impedire a Gesù di scendere alle rive del Giordano, e poi gli dice: “Io ho bisogno di essere battezzato da te e tu vieni a me?” esprimendo così la radicale differenza di Gesù rispetto ai pellegrini che sfilavano davanti a Giovanni per riconoscere le proprie colpe e chiederne la purificazione. Giovanni dunque non comprende, non si sa fare una ragione di questo modo di agire di Gesù, che lascia la casa e i suoi per compiere, liberamente e responsabilmente, un gesto che è un controsenso, che gli sembra privo di ogni logica, che sembra andare anche contro tutto ciò in cui Giovanni stesso aveva creduto e per il quale aveva predicato.E Gesù gli dà una risposta che, come Maria dobbiamo fare nostra e conservare nel cuore: “ Gesù gli dice: lascia fare per ora ,( non ti preoccupare se adesso non capisci tutto, non valutare ciò che adesso sta capitando sotto i tuoi occhi, quello che io faccio, con gli schemi della tua predicazione, con le idee che tu ti sei fatto, con le tue convinzioni, con il tuo modo di vedere le cose, perché conviene (trad. lett. Bisogna, è necessario, è giusto, è così che vuole il Signore) che sia compia ogni giustizia”: giustizia, nella scrittura, non è, come noi la intendiamo,quella di dare ad ognuno ciò che gli spetta, o qu ello che gli tocca in base a ciò che è o a ciò che ha fatto) ma è la sovrabbondanza della Grazia di Dio, la misericordia di Dio verso tutti, la manifestazione a tutti del suo amore e della sua paternità. Non ti preoccupare Giovanni, anzi collabora anche tu (il verbo è al plurale: compiamo ogni giustizia) al progetto di Dio, per realizzare il quale è giusto che anche io mi metta nella schiera dei peccatori, che anch’io assuma la debolezza, le fatiche di ogni uomo; che faccia mia la loro stessa lontananza da Dio”; dunque il disegno di Dio, la giustizia di Dio, sembra essere proprio questa: che Gesù si mescoli con la condizione dell’uomo e prenda sopra di sé la realtà di peccato che è propria dell’uomo. E così facendo salvare l’uomo stesso. S.Paolo 2Cor. “ Colui che era senza peccato, Dio lo ha fatto peccato a nostro favore, perché noi potessimo diventare per mezzo di lui giustizia di Dio”, perché noi potessimo diventare, grazie al Si di Cristo al Padre, al dono di sé, sacrificio della sua vita per noi, grazie al suo abbassamento, alla sua umiliazione fino alla morte e alla morte in croce, luogo di incontro della misericordia, dell’abbraccio, della compassione, della amorosa accoglienza di Dio. All’abbassamento di Cristo “umiliò se stesso facendosi obbediente fino alla morte e alla morte in croce” non corrisponde solamente l’innalzamento di Cristo alla gloria,”per questo Dio lo ha sovraesaltato e gli ha dato un nome che è al di sopra di ogni altro nome”, ma anche il nostro innalzamento al Padre.” Noi che un tempo eravamo i lontani, siamo diventati i vicini grazie al sangue di Cristo”.
Proprio perché Gesù si è sottomesso alla volontà del Padre e Giovanni stesso è entrato in questa logica rinunciando alla propria, i cieli si sono aperti anche per noi. In altre parole: che cosa ha fatto si che la ricchezza di Dio: che è la vita di Dio, la sua santità, la comunione eterna con Lui che noi tutti godremo alla fine di questa vita, scendano dal cielo e arrivino fino a noi? Come Gesù ha spalancato i cieli, per far sì che Dio Padre si avvicini a noi e noi possiamo ascoltarne la voce? “Lasciando che si compia ogni giustizia”, cioè sottomettendosi alla volontà di Dio. E quello di cui ci parla il vangelo di oggi,non è un atto isolato; quello che Gesù ha compiuto, diventerà in Lui un atteggiamento permanente, che guiderà tutta la sua vita, diventerà il suo modo di vivere e di morire.
Non dobbiamo pretendere di capire ora tutto della nostra vita, di controllare tutto, di far rientrare quanto ci capita nei nostri schemi razionali, culturali; di far sì che tutto corrisponda ai nostri desideri e alle nostre attese come inizialmente ha fatto Giovanni il Battista. Lasciamo anche noi che Dio, per ora,compia ogni giustizia, che Dio riveli il suo volto,la sua misericordia,la sua grazia e il suo piano di salvezza per noi e per gli altri (soprattutto per le persone che maggiormente amiamo e per le quali desideriamo tutto il bene possibile) attraverso strade che non sono quelle che noi pensiamo perché più logiche, o che noi ci attendiamo perchè più ragionevoli, più sensate, o che desideriamo perché più gratificanti e appaganti.. Le strade di Dio portano sempre il sigillo della morte e risurrezione di Cristo; perchè qualche cosa nasca, dobbiamo accettare che qualche cosa muoia; certo, non è indolore tutto questo, ma ad un abbassamento vissuto nella fede e vissuto nella paziente,umile,amorosa accoglienza della volontà di Dio corrisponderà un innalzamento, quale solo Dio può compiere.E’ anche questo il senso del nostro battesimo “ Siamo stati immersi con Gesù nella morte, per essere innalzati con Lui a vita nuova”. Si tratta ora di vivere nella nostra esistenza questo mistero di abbassamento- innalzamento.
Il cristiano, sull’esempio di Gesù, è chiamato a innalzare, a far emergere, a collaborare al piano di Dio che è sempre per la riconciliazione, la pace, la salvezza per la persona. In questo consiste il servire. Servire è avvicinare il cielo alla terra, aprire i cieli a coloro che vedono tutto chiuso, tutto buio; infondere speranza a coloro che dopo aver guardato in alto tante volte, hanno la sensazione che Dio non parli più, non dica più una parola. Servire il fratello non è servirsi del fratello, fosse anche per i motivi più nobili, ma stare in mezzo al fratello facendosi carico dei suoi peccati, mostrando compassione verso ogni fragilità e debolezza. Il servo, come ci esorta a fare Isaia nella prima lettura, non spezza una canna che non ce la fa, non sradica una canna incrinata; e se vede che c’è uno stoppino che sta per spegnersi non ci soffia sopra perché si spenga del tutto, ma aggiunge olio perché torni ad ardere. Servire i fratelli non consiste nel fare tante cose in loro favore, ma una sola cosa, essenziale: tenere viva la speranza.