Attendere Dio con l'umiltà di Dio
4° Domenica di Avvento anno A
(Is. 7,10-14;sal23;Rm. 1,1-7;Mt1,18-24)
Per chi davvero ha fede e sa cogliere la presenza di Dio nel susseguirsi del tempo e della storia degli uomini, questi giorni, che ci accostano al Natale, sono giorni di meravigliosa attesa, di gioiosa attesa perché Dio si fa uno di noi, per stare con noi; un’attesa piena di stupore, che si prova quando si riceve la notizia che una persona molto cara, alla quale siamo legati da profondo affetto e che da tempo conosciamo, sta per arrivare.“Al solo pensare - mi dice una mamma che attende il figlio a lungo lontano - è tanta la gioia che provo che mi sembra di ‘morire di felicità’.Ma è così la nostra attesa del Natale? A volte si ha l’impressione che per molti attendere il Natale significhi quali regali fare, quali persone invitare, come spendere i soldi anche quando ci si lamenta dei rincari e, a volte, con ostentazioni sfacciate. E con sprechi incalcolabili in cibo, in vestiario, in tecnologia non sempre strettamente necessaria… E tutto questo mentre tante povertà sono vicinissime a noi! La solenne liturgia del Santo Natale, diventa ‘liturgia della carità’ verso chi soffre, partecipando di persona all’annuncio degli Angeli: “Gloria a Dio in cielo e pace in terra agli uomini che Egli ama” .Proviamo, in questi giorni che ci separano dal Natale, a ‘viverli’ con Giuseppe e Maria. Dovevano affrontare un lungo viaggio da Nazareth a Betlemme: un viaggio nel deserto. Chi ha visitato la Terra Santa, sa quanto è pesante in pullman, con l’aria condizionata, pensate la fatica e i pericoli in quei tempi! Una fatica ancora più sofferta, perché erano gli ultimi giorni che mancavano alla nascita di Gesù. Davvero la vita di Gesù inizia nella maniera più vicina alla nostra povertà umana! Ma oggi il Vangelo ci propone un’altra sofferenza. Ricordiamo tutti l’episodio dell’Annunciazione. Maria, una adolescente, viene visitata dall’Arcangelo Gabriele, che le espone il disegno del Padre, a lungo conservato nel Suo Cuore: la riconciliazione con noi, sue creature, che avevamo drammaticamente rifiutato la Sua amicizia, sola ragione della nostra creazione e vita. Dio non poteva abbandonarci per sempre. Occorreva riportare l’uomo a quel ‘sì’a Dio, mancato fin dagli inizi. Un ‘sì’ preparato da quello di Abramo, che lascia tutto per seguire il suo Dio, di Isacco, pronto ad essere sacrificato, di Mosè, che affronta il faraone per salvare il popolo del suo Dio, di Giobbe nella prova della sofferenza, di tanti profeti nella persecuzione, per giungere al ‘sì’ di una donna, di Maria di Nazareth: un ‘sì’ da cui sarebbe dipesa la salvezza dell’umanità! Il Padre attese quel ‘sì’ proprio nell’evento dell’Annunciazione, quando l’Arcangelo si fa portavoce del Suo disegno. E, sia pure dopo un giusto e umano turbamento davanti all’incredibile richiesta, quel ‘sì’ fu pronunciato: “Si compia in me la Sua Parola”. “E il Verbo si fece carne”, In quel momento iniziò, il cammino di Dio tra gli uomini, percorrendo la ‘stessa via dell’uomo’ fino alla morte in croce. Ma chi potrebbe mai credere che ciò che è generato in Maria è opera dello Spirito Santo? Una via che la ragione dell’uomo non può ‘capire’, perché le ‘sue vie’ per dare alla luce un figlio sono altre. Dio, per venire tra di noi, non usa gli schemi ‘normali’ e tanto meno quelli trionfalistici, che nella nostra superbia ci aspetteremmo… da un Dio! Difficile capire la sublimità del mistero e dell’umiltà, che è la sola vera via che conosce l’Amore quando si dona. Giuseppe, uomo giusto, - così lo definisce il Vangelo - non usa la giustizia come condanna, ma come misericordia, come è la natura di Dio Padre.Conoscendo la bellezza interiore della Vergine, si arrende davanti al concepimento in Maria, non discute sulle cause di quella gravidanza inspiegabile, e sceglie la via umanamente più misericordiosa: difende la dignità di Maria, rinunciando ad un pubblico rifiuto, - usanza di allora che sarebbe stato un condannare Maria al disprezzo di tutti - e la congeda ‘in silenzio’. Qui è la grandezza umana di Giuseppe. Quando poi Dio stesso lo illumina sulla vera identità del Figlio di Maria, nato non da uomo, ma dallo Spirito Santo, Giuseppe ritorna sulla sua decisione e “la prese con sé come sua sposa”. E qui è la grandezza di Giuseppe, uomo di fede. Fa davvero riflettere questa ‘via’ che Dio sceglie per venire tra di noi. Una ‘via’ che tante volte incontra la nostra incomprensione. Noi, abituati a ragionare ‘terra, terra’ ... da poveri uomini! Ma la via del mistero e dell’umiltà, che è quella dell’amore che si dona, è la via di Maria, di Giuseppe e di tutti coloro che seguono Gesù. E non sarà l’unica volta in cui Maria e Giuseppe dovranno essere testimoni dell’apparente debolezza di Dio in Gesù. Rifiutato dalla città, troverà riparo, Dio, per venire al mondo, in una grotta e sarà deposto in una mangiatoia. Cercato da Erode, che, dopo la notizia dei Magi, teme in Lui un contendente al trono, dovranno difenderlo fuggendo in Egitto. Vivrà gli anni della sua adolescenza e giovinezza nell’allora sconosciuta Nazareth, come uno qualsiasi... fino all’inizio della sua missione tra di noi, che, non avendolo compreso, lo abbiamo rifiutato e messo in croce!Ci rendiamo conto della bellezza di un tale amore di Dio che si fa uomo per noi, percorrendo le nostre strade?