Amare non è solo una bella parola - Il Mondo di Aquila e Priscilla

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Fiumi d'acqua viva...

Amare non è solo una bella parola...
Domenica delle Palme anno C
 
(Is.50,4-7;sal.21;Fil.2,6-11;Lc.22,14-23,56)


Il testo evangelico della “Passione del Signore” è il racconto del grande cammino: di Gesù verso la “sua ora”(Gv.17,1): l’ora dell’amore, del dono di sé, di una vita intera spezzata, versata e consumata per gli altri. Tutto tende verso l’amore in questo racconto, anche ciò che sa di violenza e di morte, perché l’amore quello vero viene sempre messo alla prova. E’ camminando con Gesù fin sotto la sua croce che noi possiamo capire che cosa è amore, come si vive l’amore, che cosa costa amare, perché l’amore non è solo una bella parola, ma è soprattutto un fatto, un avvenimento, una vita. L’amore non si dice, ma accade. E l’amore si prova con il dolore, proprio come l’oro si prova con il fuoco. Chi soffre, soffre perché ama e chi ama soffre. Un amore senza croce è un illusione, ed è proprio per questo che molte relazioni affettive si trasformano in delusione: perché non si tollera siano abitate dal dolore, perché nel cammino dell’amore non si vuol stare sotto la croce, perché non si vuole che vengano purificate dalla croce. Alcune relazioni di amore, compresa quella con Dio, muoiono perché nascono su una grande illusione: che incontrare l’altro (oppure l’Altro) significhi stare sempre bene, in un crescendo di gratificazioni, che spesso, tra l’altro, sanno molto di infantile… L’amore, come la fede del resto, non è una sorta di polizza di assicurazione sulla vita; al contrario, ti rimescola tutte le carte, ti spiazza; prima ti frantuma e poi ti ricostruisce, nuovo e diverso, più maturo, solido e consapevole. L’amore, anzitutto ti prova e ti dice che cuore hai, che tenuta di accoglienza e di apertura verso l’altra persona ha il tuo cuore. L’Amore, infatti, ti arricchisce quando ti spoglia; ti fa rinascere e ti trasforma quando ti consuma e ti mette veramente in croce. Ecco perché la croce è anche la nostra ora: l’ora nella quale la nostra capacità di amare viene messa alla prova, l’ora in cui anche il nostro amore mostra davvero che roba è: se è amore vero, amore puro, amore genuino o se è altra cosa…. La lettura della Passione del Signore ci fa compagni emozionati di questo viaggio dell’Amore di Cristo per noi: il più grande viaggio della storia. Camminiamo e cerchiamo di capire. Se ti fermi prima, prima del Golgota, prima dell'ora della croce, non capisci nulla dell’Amore di Dio o puoi avere - quante volte purtroppo è avvenuto - il fraintendimento del volto di Dio o della regalità di Cristo. Non fermarti prima, arriva fin sotto la croce. Rimani con la folla a guardare, a contemplare l’uomo dei dolori che “ha presentato il suo dorso ai flagellatori, le guance a coloro che gli strappavano la barba, che non ha sottratto la faccia agli insulti e agli sputi, ma che non resta per questo svergognato o confuso perché Dio lo assiste!” (50,6-7) Su quella croce vi è lo svelamento, del volto di Dio, della sua 'passione' e della sua tenerezza per l'umanità, per la nostra terra. "Tutte le folle - dirà Luca più sotto - che erano accorse a questo spettacolo, ripensando a quanto era accaduto, se ne tornarono percuotendosi il petto".(Lc.23,27) La croce, dunque, è la grande icona del credente, lo spettacolo dal quale non dovrebbe mai staccare lo sguardo. Lo sguardo del cuore. L'inizio della conversione. Perché ci sono altri sguardi: lo sguardo dei capi, lo sguardo dei militari, lo sguardo dell'altro malfattore, sguardi che non colgono più niente. Non c'è purezza di cuore e non vedono Dio. C'è la pretesa di giudicare secondo la vecchia logica del mondo. E non capiscono niente. Qual'è la vecchia logica che li accomuna e che non permette a noi di capire la vera regalità di Cristo? Non fanno che ripetere 'salva te stesso'(Lc.23,36) la vecchia logica urlata e riurlata sotto la croce, la logica del confidare in se stessi, la logica dei capi, dei militari, dei violenti. Salva te stesso se hai dignità; se vuoi contare, se vuoi essere utile scendi dalla croce e salva te stesso. E l'appeso rimane sulla croce e sceglie di perdere la vita. 'Chi perde la vita la troverà, ma chi vuol salvare la vita la perderà'(Gv 12,25) Chi va a contemplarla con purezza di cuore, intuisce, con emozione, che quella croce è l'annullamento di ogni distanza. Il Figlio di Dio sulla croce, è veramente il figlio dell’uomo: lo puoi chiamare per nome. Anche se sei un malfattore lo puoi chiamare Gesù. Sì. Gesù, ricordati di me.(Lc.23,42) E Dio si ricorda.. Leggilo sulla croce il nome di Dio, leggilo nell'appeso dalla croce. Dio ricorda, Dio salva noi: non salva se stesso. E da quella croce, che è l'unico vero regale trono di Cristo, vieni via pentito cioè convertito, convertito alla logica nuova. La vecchia logica, quella del salvare se stessi, ha costruito mura e barriere. La logica nuova, quella del salvare gli altri, abbatte mura e barriere. Chi sosta e indugia sotto la croce, chi ne respira il profumo, se ne lascia investire e lo diffonde. La croce, pertanto, è il luogo dell’incontro di due povertà: quella di Dio che si spoglia di sé per incontrare l’uomo nella sua vera realtà, e quella dell’uomo che si spoglia di se stesso per incontrare Dio e per ritrovarsi e ridefinirsi dentro il suo Amore. Perché la persona umana che non si coglie e non ama dentro un amore più grande rischia di perdersi e di rovinarsi.


Don Roberto Zambolin


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