LETTURE PATRISTICHE - Tempo Ordinario
Dai «Discorsi» di san Sofronio, vescovo
(Disc. 3, sull'«Hypapante» 6,7; PG 87, 3,3291-3293)
Accogliamo la luce viva ed eterna
Noi
tutti che celebriamo e veneriamo con intima partecipazione il mistero
dell'incontro del Signore, corriamo e muoviamoci insieme in fervore di
spirito incontro a lui. Nessuno se ne sottragga, nessuno si rifiuti di
portare la sua fiaccola. Accresciamo anzi lo splendore dei ceri per
significare il divino fulgore di lui che si sta avvicinando e grazie al
quale ogni cosa risplende, dopo che l'abbondanza della luce eterna ha
dissipato le tenebre della caligine. Ma le nostre lampade esprimano
soprattutto la luminosità dell'anima, con la quale dobbiamo andare
incontro a Cristo. Come infatti la Madre di Dio e Vergine intatta portò
sulle braccia la vera luce e si avvicinò a coloro che giacevano nelle
tenebre, così anche noi, illuminati dal suo chiarore e stringendo tra le
mani la luce che risplende dinanzi a tutti, dobbiamo affrettarci verso
colui che è la vera luce.
La luce venne nel mondo (cfr. Gv 1,9)
e, dissipate le tenebre che lo avvolgevano, lo illuminò. Ci visitò colui
che sorge dall'alto (cfr. Lc 1,78) e rifulse a quanti giacevano nelle
tenebre. Per questo anche noi dobbiamo ora camminare stringendo le
fiaccole e correre portando le luci. Così indicheremo che a noi rifulse
la luce, e rappresenteremo lo splendore divino di cui siamo messaggeri.
Per questo corriamo tutti incontro a Dio. Ecco il significato del
mistero odierno.
La luce vera che illumina ogni uomo che viene in
questo mondo (cfr. Gv 1,9) è venuta. Tutti dunque, o fratelli, siamone
illuminati, tutti brilliamo. Nessuno resti escluso da questo splendore,
nessuno si ostini a rimanere immerso nel buio. Ma avanziamo tutti
raggianti e illuminati verso di lui. Riceviamo esultanti nell'animo, col
vecchio Simeone, la luce sfolgorante ed eterna. Innalziamo canti di
ringraziamento al Padre della luce, che mandò la luce vera, e dissipò
ogni tenebra, e rese noi tutti luminosi. La salvezza di Dio, infatti,
preparata dinanzi a tutti i popoli e manifestata a gloria di noi, nuovo
Israele, grazie a lui, la vedemmo anche noi e subito fummo liberati
dall'antica e tenebrosa colpa, appunto come Simeone, veduto il Cristo,
fu sciolto dai legami della vita presente.
Anche noi,
abbracciando con la fede il Cristo che viene da Betlemme, divenimmo da
pagani popolo di Dio. Egli, infatti, è la salvezza di Dio Padre. Vedemmo
con gli occhi il Dio fatto carne. E proprio per aver visto il Dio
presente fra noi ed averlo accolto con le braccia dello spirito, ci
chiamiamo nuovo Israele. Noi onoriamo questa presenza nelle celebrazioni
anniversarie, né sarà ormai possibile dimenticarcene.