Credere23 - Il Mondo di Aquila e Priscilla

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LA FEDE IN GESU' CRISTO
LA REALTA' STORICA DI GESU'
Caratteri e limiti della storicità dei Vangeli
Osservazioni generali

Chi legge con attenzione i nostri quattro Vangeli si accorge che, pur conservando un'unità di fondo, essi si differenziano non poco tra loro sia per l'ordine della narrazione che per i fatti narrati. Le azioni e le parole di Gesù sono riferite spesso in maniera diversa e persino contraddittoria.
Facciamo qualche esempio. Secondo Matteo, il centurione di Cafarnao si reca personalmente da Gesù per chiedergli la guarigione del suo servo (Mt 8,5), mentre secondo Luca manda alcuni giudei a farlo (Lc 7,3). Per Marco (5,23) e Luca (8,42), quando il capo della sinagoga, Giàiro, chiede a Gesù di guarirgli la figlia, questa è gravemente malata, ma ancora viva, mentre per Matteo (9,18) è già morta, e invece della guarigione il padre ne chiede la risurrezione. Come sono andate realmente le cose?
Ancora, il Salvatore guarisce il cieco di Gerico entrando in città (Lc 18,35) o uscendo da essa (Mc 10,46 e par.)? E il cieco era uno, come vogliono Marco e Luca, o erano due, come vuole Matteo (20,30)? Così, gli ossessi liberati dal demonio nel paese dei geraseni, erano uno (Mc 5,2 e par.) o due (Mt 8,28)? La stessa moltiplicazione dei pani, un fatto che dovette fortemente colpire i discepoli e le folle, avvenne una sola volta, come attestano Luca (9,10-17) e Giovanni (6,1-15), o due volte, come attestano Matteo (14,13-21; 15,32-39) e Marco (6,32-44; 8,1-10)? Durante la passione, Gesù fu flagellato prima (Gv 19,1) o dopo (Mc 15,15 e par.) la condanna di Pilato? Sulla croce, fu insultato da ambedue i ladroni (Mc 15,32 e par.), o da uno solo, mentre l'altro implorava la sua misericordia (Lc 23,39-42)? Dopo la risurrezione, è apparso a Gerusalemme, come vuole Luca (24,13-49), in Galilea, come vogliono Matteo (28,16-20) e Marco (16,7), o in ambedue i luoghi, come vuole Giovanni (20,14-29; 21)?

Analoghe osservazioni si possono fare per quanto riguarda le parole di Gesù. Inviando gli apostoli nei villaggi della Galilea ad annunciare il suo « regno », egli ordina loro di non prendere nulla con sé, neppure il bastone, secondo Matteo (10,10) e Luca (9,3), mentre secondo Marco (6,8) consente di portare il solo bastone. Matteo inoltre esclude l'uso dei calzari, che Marco invece raccomanda.
Se queste possono sembrare piccolezze, bisogna dire che differenze d'un certo rilievo si riscontrano anche nelle parole più importanti dette dal Signore. È il caso, tra l'altro, delle beatitudini, del Padre nostro, delle parole della cena eucaristica e di quelle pronunciate sulla croce.
Le beatitudini sono otto secondo Matteo e quattro secondo Luca, che vi aggiunge quattro « guai » in contrapposizione ai quattro « beati ». Mentre poi Luca dice: « Beati voi che siete poveri... beati voi che ora avete fame... », Matteo dice: « Beati i poveri in spirito, ...beati quelli che hanno fame e sete della giustizia ». Lo stesso si dica per il Padre nostro, l'unica preghiera insegnata da Gesù, che in Luca consta di cinque domande e in Matteo di sette.
La formula di consacrazione dell'Eucaristia pronunciata nell'ultima cena ci è riferita da Matteo e Marco in maniera quasi identica, mentre Luca se ne discosta per seguire la versione di Paolo [19]. Da ultimo, anche le parole di Gesù sulla croce, in Matteo (27,46) e Marco (15,34) sono diverse che in Luca (23,43-45).
Giovanni, poi, segue anche qui una sua redazione personale (Gv 19,26-30). Diciamo « anche qui » perché i discorsi di Gesù riferiti da Giovanni appaiono diversi da quelli riferiti dai sinottici. Mentre infatti nei sinottici il Signore parla alle folle degli umili, in maniera semplice e immediata, in Giovanni si rivolge per lo più ai dotti, usando un linguaggio ieratico e solenne.
Di fronte a questi fatti, il lettore si chiede spontaneamente: si può sapere in realtà « come » parlava Gesù e « che cosa » disse di preciso?
Anche le circostanze di tempo e di luogo di un discorso o di una frase, mutano spesso da un Vangelo all'altro. Il Padre nostro, secondo Matteo (6,9-13) fu insegnato all'inizio della vita pubblica e appartiene al discorso inaugurale, mentre secondo Luca (11,2-4) fu insegnato più tardi, dopo la prima missione apostolica dei Dodici. Così, la predicazione di Gesù a Nazaret è collocata da Matteo (13,53-58) dopo il discorso delle parabole, da Marco (6,1-6) dopo la risurrezione della figlia di Giàiro, e da Luca (4,16-30) all'inizio della vita pubblica.
Mentre Marco riporta solo pochi discorsi di Gesù, Matteo ne ha molti, e condensa in un lungo discorso inaugurale (Mt 5-7) numerosi insegnamenti che invece Luca colloca nella seconda parte del suo Vangelo, nella sezione detta « del viaggio » (Lc 9,51-18,4)
Inoltre, la cronologia dei Vangeli è sempre molto vaga, e le indicazioni in proposito si limitano spesso a frasi come « in quel tempo », « allora », « subito dopo », « in quei giorni », ecc. La stessa vita pubblica di Gesù sembra sia durata un anno, stando ai sinottici, mentre stando a Giovanni incluse tre Pasque, e dovette quindi protrarsi per più di due anni.
Di fronte a questi fatti, qualcuno potrà sentirsi turbato, e si chiederà se essi non contraddicono quanto si è detto sulla storicità dei Vangeli. E ancora possibile considerare « storici » dei libri così lacunosi e imprecisi, talora persino contrastanti tra loro? E se non sono storici in senso stretto, in che senso lo sono e fino a che punto ci forniscono dati certi sulla vita di Gesù?
Ancora, perché mai sono stati scritti in questo modo? Come si spiega che talvolta sono ricchi di particolari e altre volte sono vaghi e imprecisi? Perché su di un punto concordano alla lettera e su di un altro divergono totalmente?
Cercheremo di rispondere a questi interrogativi affrontando il problema dell'« origine » dei Vangeli e del loro « genere letterario ».

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