LA FEDE IN GESU' CRISTO
LA REALTA' STORICA DI GESU'
Storicità dei Vangeli
Vangeli apocrifi
Numerosi racconti leggendari su Gesù si trovano nei Vangeli apocrifi (nascosti - Così chiamati perché sospetti di appartenere a sette ereticali, che li tenevano « nascosti » agli altri cristiani. Più tardi « apocrifo » indicherà in genere un libro che rivendica un'autorità sacra che non ha, ossia che pretende arbitrariamente di far parte della sacra Scrittura).
Essi sono degli scritti tardivi, fatti a imitazione dei Vangeli, e nati sia dal bisogno di soddisfare la curiosità dei fedeli sui molti particolari della vita di Gesù di cui i Vangeli canonici (ossia regolari, sono i libri regolarmente accolti dalla Chiesa come facenti parte della sacra Scrittura) tacciono, sia dal bisogno di offrire un fondamento ad alcune dottrine ereticali.
Tali apocrifi sono di autori ignoti, anche se talvolta vengono falsamente attribuiti a qualche apostolo, e sono tutti posteriori ai sinottici di almeno un secolo. Essi appaiono profondamente diversi dai nostri Vangeli, ricchi di racconti storicamente inesatti, fantastici, e talvolta ripugnanti, cosicché tradiscono chiaramente il loro carattere leggendario.
Vi si dice, ad esempio, che Maria all'età di tre anni fu portata al tempio per esservi educata, e che Gioacchino, il futuro padre di Maria, fu impedito dai sacerdoti di fare la propria offerta al tempio perché ancora privo di figli, fatti questi che sono in aperto contrasto con gli usi palestinesi del tempo.
Inoltre, quelle che nei Vangeli canonici appaiono come persone modeste, che conducono una vita comune, assumono negli apocrifi il ruolo di personaggi di grande importanza e di vasta notorietà. Stando al Protovangelo di Giacomo, sembra che i sacerdoti del tempio non avessero altro da fare che occuparsi di Maria bambina ; stando ad un altro apocrifo, l'apostolo Giovanni si sarebbe recato di persona dall'imperatore Tiberio. Questi, non solo lo avrebbe ricevuto, ma gli avrebbe anche concesso « grandi onori », e avendo appreso le opere compiute da Gesù, avrebbe decretato « che lo si facesse re » (da alcuni frammenti di testi copti). Inutile sottolineare lo stridente contrasto di questi testi col sobrio realismo dei Vangeli.
Il contrasto coi Vangeli emerge anche dall'amore degli apocrifi per lo straordinario e il miracoloso, presente a ogni piè sospinto, anche dove non ci si aspetterebbe proprio di trovarlo.
La piccola Maria, ad esempio, futura madre di Gesù, è presentata come una bambina diversa da tutte le altre. A tre anni, si dice, « non era considerata una bambinetta, ma una persona adulta, quasi avesse trent'anni ». Tra l'altro, mentre « non desisteva dalla preghiera », « si nutriva quotidianamente soltanto con il cibo che riceveva dalla mano dell'angelo » .E che dire del bambino Gesù? Ancora infante, durante la fuga in Egitto, ammansisce draghi, è servito da leoni e leopardi (inesistenti in quelle regioni), dà ordine a una palma di piegarsi fino a terra perché la Madonna possa coglierne i frutti, ecc. Entrato in braccio a Maria in un tempio egiziano, trecentocinquantacinque idoli caddero a terra davanti a lui « interamente rovinati e spezzati », e fu tanta l'ammirazione per il fatto, che il governatore della città e tutto il popolo « credette nel Signore Dio per mezzo di Gesù Cristo ». A Nazaret, poi, Gesù si diverte a fare miracoli per allietare i suoi giochi di bambino, o per rimediare a qualche guasto. È così che un giorno, avendo plasmato degli uccellini di creta, li fa alzare in volo tra il vivo stupore dei presenti, che corrono ad informare della cosa... « i principi dei sacerdoti » e le « dodici tribù d'Israele » (Vangelo dello pseudo Matteo). Un'altra volta, essendosi rotta la brocca con cui aveva attinto acqua alla fontana, il bambino Gesù « stese il mantello che indossava, raccolse nel mantello tanta acqua quanta ce n'era nella brocca, e la portò a sua madre » (Vangelo dello pseudo Matteo). Né mancano miracoli compiuti dal divino bambino per vendicarsi dei compagni di gioco maldestri o dispettosi. A quattr'anni fa cadere morto un compagno che aveva rovinato dei laghetti da lui costruiti sulle rive del Giordano. Ai rimproveri di Maria, « con il suo piede destro percosse il sedere del morto », e questo tornò in vita. Ma poco dopo un altro ragazzo danneggia ancora i suoi laghetti, e questa volta Gesù lo fa morire, senza possibilità di scampo (Vangelo dello pseudo Matteo) . Un giorno per strada un ragazzo lo urta casualmente; ne segue la maledizione di Gesù e la morte del malcapitato. E ai genitori che si lamentano con Giuseppe dell'accaduto, tocca un altro castigo esemplare: diventano ciechi (Racconti dell'infanzia del Signore di Tommaso filosofo israelita).
Sono racconti non solo incredibili, ma anche ripugnanti, nei quali la divinità di Gesù è posta a servizio dei capricci di un bambino permaloso e vendicativo. Quale contrasto con la composta sobrietà dei Vangeli canonici, anche quando riferiscono fatti di ordine soprannaturale!
La risurrezione, ad esempio, che è il miracolo su cui la Chiesa fonda la sua fede in Gesù, Figlio di Dio, viene sempre narrata con grande semplicità. I Vangeli si accontentano di riferire la scomparsa del cadavere del Maestro e le sue numerose apparizioni, senza neppur tentare di descrivere il modo in cui Gesù è risorto.
Nell'apocrifo Vangelo di san Pietro, invece, la risurrezione è descritta in maniera fantastica e mirabolante. Scendono due uomini dal cielo a prendere Gesù, e lo fanno uscire dal sepolcro. Le loro teste arrivano fino al cielo, e sono seguiti da una croce che dialoga con una voce celeste. I soldati che assistono al prodigio ne informano Pilato, il quale riconosce in Gesù il « figlio di Dio ».
Il confronto con gli apocrifi ci offre dunque un'ulteriore conferma del valore storico dei Vangeli. Se essi fossero il frutto della libera fantasia popolare, se non fossero opera di persone ben informate, vicine ai fatti e preoccupate di mantenervisi fedeli, avrebbero gli stessi caratteri fiabeschi degli apocrifi, dai quali invece nettamente si discostano.
Giunti a questo punto, possiamo concludere che i Vangeli, scritti da persone che conosciamo come equilibrate, disinteressate e beninformate, ricchi di notizie che corrispondono a quelle della storia profana e dei reperti archeologici, hanno tutti i requisiti per essere presi sul serio. Il quadro generale in cui si inseriscono non è quello della falsificazione o della leggenda, ma della storia.
Tuttavia, quando diciamo che i Vangeli sono storici, non intendiamo inporli sullo stesso piano di una moderna opera storica, condotta con metodo scientifico, perché la storia, intesa in questo senso, è un'acquisizione recente. In che senso allora i Vangeli sono storici? Fino a che punto arriva la loro aderenza ai fatti e quali ne sono gli eventuali limiti?
Cercheremo di rispondere a queste domande approfondendo la conoscenza del loro contenuto, studiandone l'origine, e cercando di precisare meglio a quale tipo di letteratura appartengono.