Credere19 - Il Mondo di Aquila e Priscilla

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LA FEDE IN GESU' CRISTO
LA REALTA' STORICA DI GESU'
Storicità dei Vangeli
Confronto con le altre fonti


Le bugie, si sa, hanno le gambe corte. Si dice che non esistono « delitti perfetti », perché non è facile creare delle menzogne perfette. Presto o tardi infatti c'è sempre qualche particolare che tradisce e fa crollare l'alibi del colpevole. Questo avviene per la difficoltà che s'incontra a far concordare tutti i fatti e tutte le testimonianze attorno ad una tesi non vera. Per questo la polizia, per smascherare l'autore di un crimine, usa l'arma del confronto. Così lo storico, prima di ammettere una testimonianza, deve cercare di confrontarla con tutte le altre in suo possesso. L'accordo di diverse fonti su di uno stesso dato costituisce infatti un importante argomento a suo favore.
Fonti cristiane
Per quanto riguarda i nostri Vangeli, la prima concordanza l'abbiamo tra i Vangeli stessi. Scritti in tempi e luoghi diversi, da persone diverse, essi sono unanimi nel riferire i fatti salienti della vita di Gesù e le grandi linee del suo insegnamento. Non che i Vangeli siano esattamente identici tra loro: se così fosse, potrebbe nascere il sospetto di un'intesa artificiosa o di una reciproca copiatura. Le differenze invece non mancano, anche in particolari di rilievo, come sempre accade quando uno stesso fatto è riferito da più persone. Ma, come vedremo in seguito, esse non intaccano i dati essenziali della vita di Gesù.
Tali dati si ritrovano sparsi qua e là anche negli altri libri del Nuovo Testamento, e in particolare nelle lettere indirizzate dagli apostoli alle prime comunità cristiane. Ecco come uno studioso ricostruisce la vita di Cristo in base al solo epistolario apostolico.
« Gesù è della discendenza di Abramo (Gal 3,16), della tribù di Giuda (Eb 7,14), della famiglia di Davide (Rm 1,3). Nato da una donna, è vissuto sotto la legge giudaica (Gal 4,4; Rm 15,8), ha avuto dei "fratelli" (1 Cor 9,5), uno dei quali si chiamava Giacomo (Gal 1,19). Gli Apostoli, tra i quali si trovavano Cefa [Pietro] e Giovanni (1 Cor 1,12; 9,5; Gal 1,18; 2,9.11) lo videro insieme al tempo della Risurrezione (1 Cor 15,5). La Trasfigurazione, unico avvenimento della vita pubblica che sia menzionato, ebbe luogo sulla montagna santa (2 Pt 1,16-18). La notte in cui fu tradito, Gesù istituì il sacramento del suo sacrificio durante un ultimo banchetto (1 Cor 11,23-25); prima di morire subì una terribile agonia dello spirito (Eb 5,7-9); fu oltraggiato al momento della sua Passione (Rm 15,3), ma, ingiuriato, non rese l'ingiuria (1 Pt 2,23). Sotto Ponzio Pilato (1 Tm 6,13), nel periodo della Pasqua (1 Cor 5,7), fu messo a morte dai Giudei (1 Ts 2,15), crocifisso (Gal 3,1; 1 Cor 2,2) sulla croce (1 Pt 2,24), fuori della porta della città (Eb 13,12). Fu sepolto (1 Cor 15,4; Rm 6,4), risuscitò (1 Cor 15,4), apparve a numerosi fratelli (1 Cor 15,5-8) e salì al cielo (Ef 4,10) dove è assiso alla destra di Dio (Col 3,1; Eb 1,3) e da dove ritornerà alla fine dei tempi (1 Ts 1,10; 4,16) »
Il valore di queste attestazioni è duplice. Innanzi tutto esse ci mostrano che nella Chiesa primitiva sono ben note le notizie fondamentali della vita di Gesù contenute nei Vangeli, con le quali è possibile tracciare una sua breve biografia. In secondo luogo, che tali notizie sono molto antiche, in buona parte anteriori ai Vangeli e che pertanto ne costituiscono una preziosa conferma.

Fonti non cristiane
Esistono anche delle fonti storiche non cristiane che ci parlano di Gesù, a cominciare da un brano delle Antichità giudaiche di GIUSEPPE FLAVIO, risalente agli anni 93-94. Anche prescindendo da un paio di asserzioni troppo rispondenti alla nostra fede, e quindi sospette di essere un'aggiunta di qualche copista cristiano, apprendiamo da Giuseppe Flavio che Gesù, vissuto al tempo del procuratore Ponzio Pilato, fu un « uomo sapiente », compì « opere straordinarie » e insegnò una nuova dottrina alla quale aderirono « molti giudei e anche molti gentili ». Crocifisso da Pilato per «denunzia degli uomini principali » tra i giudei, continuò a vivere nel cuore di « coloro che da principio lo avevano amato » i quali, dal suo nome, « sono chiamati cristiani ».
  Abbiamo poi una lettera, scritta verso il 112 all'imperatore Traiano da PLINIO IL GIOVANE, procuratore della Bitinia, per chiedere istruzioni sul modo di condurre i processi contro i cristiani. Da essa apprendiamo che i cristiani erano soliti riunirsi « in un determinato giorno, avanti l'alba » per « cantare fra loro alternativamente un inno a Cristo, come a un dio » e « per prendere il cibo che è, checché si dica, ordinario e innocente »  . Queste notizie confermano quanto sappiamo dal Nuovo Testamento sulla convinzione dei primi cristiani che Gesù fosse Dio, e sull'abitudine che avevano di riunirsi all'alba della domenica per ricordarne la risurrezione col canto dei salmi e la celebrazione della cena eucaristica.
Gli Annali di TACITO, scritti verso il 116, contengono la testimonianza più importante sulla vita di Gesù di provenienza romana. Parlando di Nerone e dell'incendio di Roma, Tacito dice che l'imperatore ne addossò la colpa ai cristiani, « gente odiata per i suoi mali costumi ». Fondatore della nuova setta, egli aggiunge, era stato Cristo, un giudeo « che sotto il regno di Tiberio fu mandato a morte dal procuratore Ponzio Pilato ». Troviamo qui la conferma della passione e morte di Gesù, data da uno storico romano particolarmente critico e documentato.
C'è infine la testimonianza di SVETONIO, un altro storico romano, che scrisse verso il 120 le Vite dei Cesari. In esse si accenna in termini molto generici alla persecuzione di Nerone mentre parlando di Claudio, si dice che costui fece espellere da Roma i giudei i quali, a causa di Cristo, facevano frequenti tumulti. Questo provvedimento, che fu preso fra gli anni 49 e 50, conferma una notizia degli Atti (18,2) e deve riferirsi ai contrasti che si verificavano abitualmente nelle comunità giudaiche all'annuncio del Vangelo.
Queste le attestazioni della storiografia non cristiana più antica. Esse, pur essendo poco numerose, dato che il cristianesimo non era ancora percepito come un fatto storico di rilievo, offrono una preziosa conferma ai dati del Vangelo.
Infatti, riassumendo quanto abbiamo appreso dagli storici non cristiani risulta che, al tempo di Tiberio, visse un uomo sapiente, Gesù detto Cristo, predicatore religioso e taumaturgo. Crocifisso da Ponzio Pilato su istigazione dei capi giudaici, un gruppo di uomini sempre più numerosi continuò a credere in lui ritenendolo un Dio. Tali uomini, detti ben presto « cristiani », erano già così numerosi a Roma da suscitare vivaci contrasti con la comunità giudaica locale, a soli venti anni dalla sua morte. Odiati per la loro fede che, distinguendosi nettamente dalle opinioni correnti, era fraintesa, i cristiani furono ingiustamente accusati da Nerone dell'incendio di Roma del 64. In realtà, chi li conosceva più da vicino sapeva che erano uomini miti e onesti, soliti a ritrovarsi per la preghiera in un giorno fissato (la domenica) e a partecipare a dei pasti comuni (l'Eucaristia).
Come si vede, sono tutte informazioni che corrispondono a quelle del Nuovo Testamento.

Dati archeologici e storiografici


Un’altra conferma della storicità dei Vangeli l’abbiamo dal confronto tra quanto ci dicono sull’ambiente palestinese del tempo e quanto conosciamo al riguardo dall’archeologia e dalla storia. Cominciamo dall’archeologia. Sono stati compiuti nell'ultimo secolo numerosi scavi che hanno riportato alla luce città come Betsaida, Cafàrnao, Cesarea di Filippo, Corazin, Màgdala e Nain. Sono tutti luoghi della Galilea di cui ci parla il Vangelo, la cui esistenza ed ubicazione ha trovato così una sicura conferma. A Gerusalemme, poi, esisteva realmente presso la porta delle Pecore una piscina con cinque portici, come attesta Giovanni(Gv 5,2). Scavi condotti nel 1871 presso l’attuale chiesa di sant'Anna ne hanno scoperto i resti. Sempre a Gerusalemme,i l luogo ove Pilato sedette in tribunale per giudicare Gesù è chiamato da Giovanni << litostroto, in ebraico gabbatà » (Gv19,13). Ora noi sappiamo che la fortezza Antonia, ove risiedeva talvolta il procuratore, sorgeva su di un’altura (gabbatà) dominante il tempio, e che aveva al suo interno un vasto cortile lastricato. Questo cortile lastricato, in greco litostroto, è stato per l'appunto ritrovato sul luogo ove sorgeva l’Antonia.
Non solo i dati geografici si sono rivelati esatti, ma anche quelli storico—ambientali. La vita palestinese che fa da sfondo alle narrazioni evangeliche è infatti quella del tempo che precede la guerra del 66-70, quale la conosciamo da altre fonti. Sono vivi e operanti i due maggiori partiti dell’epoca: i sadducei, in maggioranza di stirpe sacerdotale, politicamente più moderati e religiosamente più scettici, e i farisei, di estrazione popolare, rigidi custodi non solo della Legge, ma anche di tutte le tradizioni rabbiniche posteriori, in particolare di quella precettistica minuziosa e soffocante in cui era caduta la pratica religiosa giudaica. Dai Vangeli emergono anche gli attriti esistenti tra l'autorità romana e quella ebraica (Lc 23,12), sebbene la situazione sia ancora relativamente tranquilla. Il tempio conserva tutto il suo splendore (Mc 13,1-2 e par.); sono in uso i pellegrinaggi a Gerusalemme (Lc 2,41), che cesseranno dopo la sua distruzione, mentre il sinedrio esiste ancora e gode di notevole autorità (Mt 26,57-68 e par.) 33.Un accurato studio sulla passione e morte di Gesù ha potuto stabilire, sulla base di una vastissima documentazione, la corrispondenza esistente tra i racconti evangelici e gli usi penali del tempo. Tra l’altro, si è accertata la prassi di inchiodare il condannato sulla croce (Gv 20,25-27), quella di appendere sulle spalle del reo, e poi sulla croce, un cartello con scritta la causa poenae (Mc 15,26 e par.) , e quella di dar luogo alle esecuzioni capitali fuori delle mura cittadine (Mc 15,22 e par.). Sappiamo anche che c’era a Gerusalemme una pia associazione di donne per l’assistenza ai condannati, che usava offrir loro vino drogato per alleviarne le sofferenze (Mc 15,23 e par.); che si usava concedere ai carnefici gli indumenti dei giustiziati (Mc 15,24 e par.) e spezzare le gambe dei crocefissi per accelerarne la morte (Gv 19,31-32). Per quanto ci è dato sapere, i Vangeli rispecchiano dunque fedelmente la situazione palestinese del tempo di Gesù. Oltre ai costumi del tempo e al clima politico e religioso generale, i Vangeli fanno talvolta riferimento a personaggi storici particolari: sommi sacerdoti, procuratori romani, re, ecc. Tipico è l’esempio del terzo capitolo di Luca. Questi, nell’inquadrare storicamente l’inizio della vita pubblica di Gesù, dice che avvenne « nell’anno decimoquinto dell’impero di Tiberio Cesare, mentre Ponzio Pilato era governatore della Giudea,Erode tetrarca della Galilea, e Filippo, suo fratello, tetrarca dell’lturea e della Traconitide, e Lisania tetrarca dell’Abilene, sotto i sommi sacerdoti Anna e Caifa » (Lc 3,1-2).Ora, quanto detto casualmente dai Vangeli su questi e altri noti personaggi, concorda con quanto sappiamo dalle fonti storiche non cristiane. Cominciamo con ANNA e CAIFA. Giovanni precisa meglio di Luca le cose dicendo che Caifa « era sommo sacerdote in quell’anno » (Gv 18,13; cf Mt 26,57), ossia quando Gesù fu crocifisso, che Anna ne era il suocero, e che Gesù fu condotto alla sua presenza per un processo informativo prima del processo ufficiale davanti a Caifa (Gv 18,13). Ora, sappiamo da Giuseppe Flavio che Anna fu nominato sommo sacerdote da Cirenio, o Quirinio47, legato di Siria, e che fu deposto dal procuratore Valerio Grato. Sappiamo anche che dopo la sua deposizione continuò ad esercitare una forte influenza sulla vita della nazione, riuscendo a far nominare sommi sacerdoti ben cinque dei suoi fìgli, più il genero Caifa. Questi fu sommo sacerdote dal 18 al 36 dopo Cristo, proprio quando Gesù fu messo a morte (anno 30 o 33).
Un personaggio che dai Vangeli ha acquistato una vasta notorietà è Ponzio Pilato, procuratore romano della Giudea, Idumea e Samaria dal 26 al 36 dopo Cristo. I Vangeli ne parlano a proposito della passione e morte di Gesù (Mc 15,1ss e par.),mentre Luca, oltre che nel passo citato del terzo capitolo, lo ricorda per una sanguinosa repressione compiuta in Galilea(Lc 13,1).Da parte non cristiana, la persona e l’opera di Pilato ci è nota attraverso Giuseppe Flavio, Filone alessandrino e Tacito. Filone alessandrino lo descrive come un uomo particolarmente venale e crudele; Tacito ci dice che condannò al supplizio Gesù [link:10][11][/link:10], mentre Giuseppe Flavio specifica che lo fece crocifriggere [link:11][9][/link:11]. Vi è poi un’iscrizione in pietra, scoperta a Cesarea Marittima nel 1961, che nomina « Ponzio Pilato prefetto della Giudea ». Altre personalità pubbliche che occupano un posto nella vita di Gesù sono gli Erodiadi, ossia Erode il grande e i suoi discendenti. ERODE IL GRANDE, che fu re della nazione ebraica dal 37 al4 avanti Cristo, viene ricordato in Luca 1,5, a proposito della nascita di Giovanni Battista, ed in Matteo 2,1ss, a proposito della nascita di Gesù 55 e della strage degli innocenti. La vita e il carattere di questo re sono ampiamente descritti nelle Antichità giudaiche, ed in particolare ci è nota la sua crudeltà e il suo cinismo, che rendono verosimile l’episodio della strage degli innocenti (Mt 2,16). Tra l’altro, nella sola cerchia dei suoi parenti, fece affogare il cognato Aristobulo, uccidere lo zio Giuseppe, strangolare la moglie Mariamme e la madre di costei, Alessandra, fece uccidere il cognato Kortobar, i figli Alessandro e Aristobulo e, cinque giorni prima di morire, l’erede al trono designato, il figlio primogenito Antipatro. ERODE ANTIPA, figlio di Erode il Grande, che fu tetrarca della Galilea dal 4 a. C. al 39 d. C., è l’Erode di cui più si parla nei Vangeli, perché sotto di lui Gesù visse e morì. Lo ricorda Luca all’inizio del terzo capitolo, a proposito dell’arresto di Giovanni Battista (Lc 3,19 e par.), dandogli il titolo esatto di « tetrarca », mentre Marco lo chiama impropriamente « re » (Mc6,14). Matteo (14,6ss) e Marco (6,21ss) lo ricordano di nuovo a proposito della morte del Battista, dovuta all’odio di ERODIADE, anch’essa della famiglia, che aveva abbandonato il legittimo marito e zio, Erode Filippo, per unirsi all’altro zio, Antipa, meritandosi cosi la pubblica condanna di Giovanni. I Vangeli riferiscono che durante un banchetto la figlia di Erodiade aveva danzato con tanta grazia, da indurre Antipa a prometterle in dono qualsiasi cosa volesse. Costei, istigata dalla madre, chiese e ottenne la testa di Giovanni Battista. Giuseppe Flavio non solo ben conosce la vita di Antipa, ma conferma il suo matrimonio con Erodiade , come pure l’arresto e l’uccisione di Giovanni Battista, precisando anche illuogo ove avvenne il misfatto: la fortezza di Macheronte [link:12][12][/link:12], nella Perea meridionale. Degli altri fgli di Erode il Grande, ARCHELAO, etnarca della Giudea dal 4 a.C. al 6 d. C., è nominato da Matteo a proposito del ritorno di Gesù bambino dall’Egitto (Mt 2,22), mentre FILIPPO, tetrarca dell’lturea e della Traconitide, è ricordato da Luca all’inizio del terzo capitolo. Giuseppe Flavio riferisce sia la nomina di Archelao a etnarca, che la sua rimozione dall’incarico  dovuta ad Augusto, mentre parla più volte del fratello Filippo  di cui dà un giudizio positivo .
C’è in fine un ultimo personaggio nominato da Luca (3,1),ma che non fa parte degli Erodiadi, ed è Lisania, tetrarca dell’lturea, di cui ancora una volta è confermata l’esistenza e il titolo di tetrarca da Giuseppe Flavio.
ll confronto tra i racconti evangelici e quanto sappiamo sui tempi e luoghi in cui visse Gesù, ci offre dunque una preziosa conferma della loro storicità, perché solo uomini ben informati possono aver evitato le imprecisioni e gli errori così facili a farsi quando manca una conoscenza diretta delle cose. In questo caso infatti si ricorre alla fantasia, e la fantasia non solo induce in errore, ma tende a trasformare la storia in leggenda.

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