Credere38 - Il Mondo di Aquila e Priscilla

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LA FEDE IN GESU' CRISTO

GESU' DIVINO RIVELATORE
I segni del soprannaturale

I MIRACOLI

I miracoli di Gesù

Stando alla testimonianza dei Vangeli, Gesù fu autore di numerosi miracoli. Il problema che ora si pone è quello della loro storicità. A dire il vero, avendo provato la storicità globale dei Vangeli, dovrebbe esser provata anche la storicità globale dei miracoli. Diciamo globale, perché anche se non sarà sempre possibile accertare la storicità di questo o di quel miracolo particolare, ammessa la storicità dei Vangeli, si dovrà ammettere in genere che Gesù ha compiuto dei miracoli.é tuttavia si tratta di un punto particolarmente contestato, dovremo farlo oggetto di un esame specifico. Cominceremo anzitutto col provare il fatto dei miracoli di Gesù, per vedere poi quale valore essi abbiano e, in particolare, se possano ritenersi veri miracoli.

a) Il fatto dei miracoli di Gesù
Chi nega la storicità dei miracoli del Vangelo sostiene che si tratta di pie invenzioni, nate dalla tendenza, così forte e radicata nell'antichità, di attribuire alle grandi personalità del passato fatti meravigliosi. Creati dalla comunità molti anni dopo la morte del Maestro, i miracoli del Vangelo sarebbero il prezzo che la Chiesa primitiva ha dovuto pagare alla mentalità miracolistica del suo tempo.
A tale obiezione risponderemo osservando che sia nella Palestina, sia nel mondo ellenistico del primo secolo, la tendenza ad attribuire miracoli a personaggi famosi non era così diffusa come alcuni vorrebbero far credere. A Giovanni Battista, per esempio, come al Maestro di Giustizia degli esseni, due personalità religiose giudaiche di primo piano, vicine a Gesù nel tempo e nello spazio, non è stato attribuito alcun miracolo.al mondo ellenistico, poi, se si eccettua Apollonio di Tiana « del quale tutto è discusso, a cominciare dall'esistenza », manca anch'esso di grandi taumaturghi. Non siamo più ai tempi mitici di Esiodo e di Omero, siamo ai tempi di Seneca e di Petronio, di Marziale, di Plinio il vecchio e di Tacito, in tempi cioè già molto critici e smaliziati, come Paolo ebbe modo di costatare annunciando la risurrezione agli ateniesi (At 17,32).c'è di più: l'interesse della Chiesa primitiva per i miracoli non è quello del fanatismo e dell'esaltazione.

L'interesse della Chiesa primitiva
Un primo indizio di come la Chiesa delle origini fosse aliena dallo spirito miracolistico ci è offerto dal modo, sobrio e misurato, con cui racconta i miracoli del Signore, un modo così lontano da quello enfatico che abbiamo trovato negli Apocrifi . Mentre i miracoli degli Apocrifi tendono a colpire la fantasia e a soddisfare la sete di emozione, quelli dei Vangeli vogliono solo confortare chi soffre e confermare chi crede.
Questa assenza di spettacolarità fu notata anche dai contemporanei di Gesù, molti dei quali, insoddisfatti dei miracoli che faceva, reclamavano da lui un « segno dal cielo » (Mc 8,11 e par.), ossia qualcosa di veramente strabiliante. Ma Gesù deluse le loro aspettative. Si rifiutò sempre di compiere gesti spettacolari, miracoli da baraccone, vòlti ad alimentare il gusto del fantastico e non il sentimento religioso.
Essi inoltre sono sempre compiuti in un clima di grande discrezione, di pubblicità non voluta, anzi rifiutata, perché pericolosa agli occhi di Gesù, che temeva l'esaltazione delle folle in attesa di un Messia politico (Gv 6,15).
Quando, spinto dalla compassione, guarisce un lebbroso, lo ammonisce « severamente »: « Guarda di non dir niente a nessuno ». Ma il miracolato non rispetta la consegna, per cui Gesù « non poteva più entrare pubblicamente in una città, ma se ne stava fuori, in luoghi deserti » (Mc 1,41-45), per evitare entusiasmi sconsiderati.
Quando incontra il sordomuto nel territorio della Decàpoli, per guarirlo se lo porta « in disparte lontano dalla folla » e gli raccomanda di non parlare della guarigione « a nessuno » (Mc 7,33-36). Anche il cieco di Betsaida viene condotto fuori del villaggio per essere risanato, con la solita ingiunzione di non fare pubblicità (Mc 8,23-26), mentre ai due ciechi di cui parla Matteo, dopo il miracolo Gesù dice: « Badate che nessuno lo sappia » (Mt 9,30).
L'esempio più clamoroso di questo modo di operare lo troviamo nella risurrezione della figlia di Giàiro. Quando Gesù giunge alla casa della fanciulla, si affretta a dire: « La bambina non è morta, ma dorme » (Mc 5,39 e par.). Quindi non permette di entrare nella stanza se non ai genitori, a Pietro, Giacomo e Giovanni (Mc 5,37.40 e par.). Infine, dopo la risurrezione, fa seguire la solita raccomandazione di non parlarne con nessuno (Mc 5,43 e par.).
A un'attenta lettura del Vangelo una conclusione s'impone: i miracoli che riferiscono non sono il frutto della fantasia popolare, perché il modo con cui sono narrati non è quello enfatico dei racconti fantastici e leggendari. Se questi racconti fossero stati inventati, non sarebbero quali sono.
Una conferma in tal senso ci viene dal fatto che, col passare del tempo, la Chiesa si mostra sempre meno interessata all'aspetto propriamente taumaturgico dei miracoli, e sempre di più al loro aspetto didattico. Così, se in Marco, che è il più antico dei Vangeli in nostro possesso, i miracoli sono atti di forza, in cui il forte per eccellenza, il Figlio di Dio, manifesta il suo dominio sugli uomini, sulle cose e sulle forze del male, in Luca sono anzitutto opere di misericordia, mentre in Matteo greco assumono un valore didattico. Il « fatto » miracoloso è narrato solitamente con estrema brevità, mentre l'accento è posto sull'insegnamento che ne deriva.
Questo sviluppo di pensiero ha il suo vertice in san Giovanni, al quale « importa soprattutto il significato » dei miracoli. Scelti con cura tra i tanti compiuti da Gesù (Gv 20,30), i pochi miracoli riferiti da Giovanni sono tutti pieni di un profondo simbolismo: essi sono, come già notava sant'Agostino, delle « parole » ossia espressioni visibili di un'idea. In Gesù che muta l'acqua in vino e moltiplica i pani è preannunciato il mistero dell'Eucaristia; nella guarigione del cieco nato è espressa la sua missione di « luce del mondo »; nella risurrezione di Lazzaro, quella di portatore di una nuova vita, ecc.
Se dunque, col passare del tempo, l'interesse della Chiesa si porta di preferenza sul valore didattico dei miracoli, essi non possono essere una sua creazione. Per istruire non è necessario inventare miracoli, come non lo fu per i primi seguaci di Buddha e di Maometto.
L'origine dei miracoli del Vangelo va quindi ricercata nella realtà dei fatti.

La connessione con la storia di Gesù
Se ora c'inoltriamo in un esame dettagliato dei miracoli evangelici, essi ci appaiono storicamente ben attestati.
In primo luogo perché sono presenti in tutta la tradizione evangelica, a cominciare da Marco, così come sono presenti nella primitiva predicazione apostolica, quale ci appare dagli Atti (2,22; 10,38).secondo luogo perché tali miracoli sono narrati col concandore, proprio dei Vangeli, che ci induce ad escludere ogni finzione. Si dice infatti che non tutti li prendono per buoni e che, malgrado i miracoli, non tutti credono in Gesù (Mt 11,20 e par.). I suoi concittadini, ad esempio, non credono in lui, tanto è che a Nazaret « non poté » compiere molti prodigi a causa appunto della loro incredulità (Mc 6,5 e par.). I suoi parenti, poi, vista la sua attività di predicatore e di taumaturgo, volevano riportarselo a casa, pensando che fosse uscito di senno (Mc 3,21). Un modo di narrare i fatti così poco trionfalista è un argomento sicuro in favore della loro autenticità.terzo luogo perché i miracoli si trovano intimamente connessi con tutto il tessuto del racconto evangelico e sono strettamente collegati ad alcuni dati sicuri. Eliminare i miracoli dalla vita di Gesù significa non solo eliminare una parte considerevole della sua attività, ma anche mettersi in condizione di non capire molte altre cose.
Senza miracoli, ad esempio, resta incomprensibile perché le folle lo seguissero, dato che vien detto più volte che non ne comprendevano il messaggio (Mt 11,16-24; 12,39-45; 13,1015). Resta ugualmente incomprensibile, senza miracoli e senza risurrezione, la fede della Chiesa primitiva in Gesù, Figlio di Dio.
Tra i dati del Vangelo storicamente certi vi è poi la polemica di Gesù coi farisei. Essa è certa, perché non può esser nata in seno alla comunità cristiana, estranea a questi probleperché è una conseguenza della sua predicazione, spesso così urtante, e perché è alla radice della sua condanna. Ora, molti miracoli si trovano inseriti in questa polemica. Tale è, ad esempio, la guarigione del servo del centurione (Mt 8,5-12 e par.), un fatto che rappresentava un voluto affronto al nazionalismo imperante, anche per l'elogio fatto da Gesù alla fede di questo pagano. Vi sono poi le guarigioni compiute in giorno di sabato (Mc 3,1-6 e par.; Le 13,10-17; 14,1-6), con le polemiche che un gesto così anticonformista era destinato a suscitare, e quella del paralitico a cui Gesù aveva rimesso i peccati, meritandosi l'accusa di bestemmiatore.
Vi è infine la guarigione del lebbroso, nella quale Gesù comun gesto prof etico e insieme di sfida, toccando il malato prima di guarirlo (Mc 1,41). La lebbra infatti era considerata come un meritato castigo per i peccati commessi, il lebbroso un essere « immondo » (Lv 13,45), e il contatto fisico con lui motivo di « immondezza ». Il gesto di Gesù è dunque una sfida all'opinione corrente, un gesto non necessario per risanare il malato, ma necessario per condannare una delle tante discriminazioni esistenti nei confronti dei miseri., che tutti questi miracoli si trovino inseriti nella polemica antifarisaica è un dato importante a favore della loro storicità. Essi infatti sono strettamente uniti a un fatto storicamente certo, ne sono parte integrante, e ne ricevono quindi una preziosa conferma.sono poi delle parole, anch'esse sicuramente autentiche, che rimarrebbero incomprensibili se Gesù non avesse compiuto miracoli.sono quelle molto dure da lui rivolte a una donna pagana della regione di Tiro, che l'aveva supplicato di guarirle la figlia. Gesù in un primo momento non sembra disposto ad, e le dice: « Non è bene prendere il pane dei figli li e gettarlo ai cagnolini » (Mc 7,27 e par.), ossia ai pagani.
Una frase del genere non può essere nata dalla Chiesa primitiva, impegnata a portare il messaggio del Maestro a tutti gli uomini, senza distinzioni di sorta. Essa è dunque una delle parole testuali di Gesù, e poiché si connette strettamente alla sua azione taumaturgica, ne è una conferma. Se egli infatti non avesse avuto la fama di taumaturgo, la donna siro-fenicia non avrebbe mai chiesto né ottenuto il miracolo.'altra frase sicuramente pronunciata da Gesù è quella con cui rimprovera le città del lago di Tiberiade, tra cui Corazin, per non aver accolto la sua parola, pur avendo visto i miracoli.rimprovero non può essere una creazione della comunità cristiana, perché non si parla mai nei Vangeli di miracoli compiuti a Corazin. Non si vede quindi perché la Chiesa avrebbe dovuto inventare dei rimproveri proprio contro questa città. L'unica spiegazione possibile è che essa abbia conservato il ricordo delle parole di Gesù contro Corazin, perdendo invece queldei miracoli ivi compiuti. Anche da tali parole sappiamo dunque che Gesù ha fatto dei miracoli.infine sicure attestazioni sull'attività taumaturgica di Gesù dalla bocca degli stessi avversari.sono gli insulti ai piedi della croce: « Ha salvato altri, non può salvare se stesso! Il Cristo, il re d'Israele, scenda ora dalla croce, perché vediamo e crediamo » (Mc 15,31-32 e Essi non si spiegherebbero se Gesù non avesse fatto miracoli. Così, non si spiegherebbe l'accusa mossagli di essere un indemoniato, e di scacciare i demoni « per mezzo del principe dei demoni » (Mc 3,22 e par.; Mt 9,34) se non avesse liberato gli ossessi e guarito i malati. E tali insulti e accuse non possono essere una creazione della Chiesa.luce di queste osservazioni, si può concludere che Gesù ha compiuto veramente dei miracoli. Nei racconti evangelici vi potranno anche essere qua e là delle amplificazioni delle pie esagerazioni, ma il fatto ch'egli abbia compiuto dei miracoli rimane.abbiamo una preziosa conferma da due fonti non cristiane: Giuseppe Flavio e il Talmud.Flavio, laddove parla di Gesù [9], lo definisce « autore di opere straordinarie », confermando così la sua fama di taumaturgo. Si noti che, parlando di Giovanni Battista [12], non fa alcun cenno a « opere straordinarie » da lui compiute, proprio come non ne fanno cenno i Vangeli. Non c'era quindi l'abitudine di attribuire miracoli a tutte le personalità religiose di successo, altrimenti li avrebbero attribuiti anche a Giovanni Battista il quale, da vivo, ebbe maggior successo di Gesù.
Nel Talmud  babilonese, poi, si legge: « Gesù di Nazaret fu messo in croce, alla vigilia di Pasqua, perché praticava la stregoneria e traviava Israele ». È la stessa accusa che si trova nei Vangeli: per i giudei Gesù era un indemoniato, e operava i miracoli con l'aiuto del demonio.accusa è attestata anche dallo scrittore cristiano Giustino il quale, nel suo Dialogo con Trifone, scritto verso il 160, riferisce che gli ebrei « per quanto vedessero questi miracoli, li interpretavano come illusione e magia, osando anche... definire Cristo come un mago ». La tradizione giudaica non ignora quindi i miracoli di Gesù, anzi li riconosce esplicitamente e ne conserva per secoli il ricordo. Solo che li interpreta come opera del demonio. può quindi sicuramente concludere che Gesù di Nazaret fu un taumaturgo, compì « opere straordinarie », che i cristiani attribuivano all'intervento di Dio e i giudei a quello di satana. Il fatto è certo; solo l'interpretazione diverge.

b) Il valore dei miracoli di Gesù

Il valore per Gesù
È bene anzitutto chiarire quale valore ebbero i miracoli agli occhi di Gesù. C'è un passo del Vangelo particolarmente illual riguardo. Ai discepoli di Giovanni Battista che gli chiedevano: « "Sei tu colui che deve venire o dobbiamo attenderne un altro?". Gesù rispose: "Andate e riferite a Giovanni ciò che voi udite e vedete: I ciechi ricuperano la vista, gli storpi camminano, i lebbrosi sono guariti, i sordi riacquistano l'udito, i morti risuscitano, ai poveri è predicata la buona novella e beato colui che non si scandalizza di me" » (Mt 11,3-6 e par.).
Con queste parole Gesù fa appello ai miracoli anzitutto per chiarire la natura del suo messianismo, un messianismo che poteva « scandalizzare » più di una persona.chi attendeva un Messia politico, ma poteva scandalizzare anche Giovanni Battista e i suoi discepoli, che notavano nel Maestro di Nazaret un comportamento sconcertante. Giovanni era un rigido asceta (Mc 1,6 e par.), e attendeva nel Messia il giudice severo che venisse a punire i peccati del popolo (Mt 3,10-13). La risposta di Gesù, invece, ribadisce la sua intenzione di inaugurare un'era messianica di misericordia e di perdono, non di giustizia e di condanna.
I miracoli sono dunque per lui il segno che il regno di Dio è iniziato, che la salvezza è entrata nel mondo, una salvezza che è totale, che abbraccia tutto l'uomo, corpo e spirito In questo senso, i miracoli sono segni dell'amore salvifico di Dio per l'uomo, della sua « compassione » per lui, per le sue miserie materiali e morali.
Più d'una volta infatti il Vangelo sottolinea che Gesù compie i miracoli mosso dalla compassione. È il caso del lebbroso (Mc 1,41 e par.) e della moltiplicazione dei pani; è il caso dei ciechi di Gerico e della risurrezione del figlio della vedova di Nain (Lc 7,13). I miracoli di Gesù sono dunque destinati a manifestare concretamente l'amore di Dio per l'uomo, sono il segno tangibile della sua volontà di salvezza .
Ma oltre ad esprimere il carattere della missione di Gesù, i miracoli ci offrono la certezza della sua autenticità. Nella citata risposta ai discepoli di Giovanni, Gesù prova anche di essere l'atteso Messia, sia perché realizza le promesse dell'Antico Testamento, sia perché compie opere straordinarie, che sono il segno dell'approvazione divina.
Che questo sia realmente il suo pensiero, appare da tutto l'insieme del Vangelo. Appare dal rimprovero alle città del lago, che non credettero in lui pur avendo visto i miracoli (Mt 11,20-21 e par.), come appare dal rimprovero a farisei e sadducei, che non seppero vedere nei suoi miracoli « i segni dei tempi » messianici (Mt 16,3).polemica con chi l'accusava di essere un indemoniato (Mc 3,22-30 e par.), Gesù risponde che, poiché satana non può scacciare se stesso, lui guarisce i malati e scaccia i demoni « per virtù dello Spirito di Dio » (Mt 12,28). Non riconoscere questo fatto vuol dire per lui chiudere gli occhi all'evidenza, vuol dire addirittura pronunciare una « bestemmia contro lo Spirito » (Mt 12,31 e par.).stesso concetto ritorna quando rimette i peccati al paralitico ed è accusato perciò di bestemmia'. Allora Gesù sfida gli avversari chiedendo loro se è più facile rimettere i peccati o guarire il malato, e così conclude: « Ora, perché sappiate che il Figlio dell'uomo ha il potere sulla terra di rimettere i peccati, ti ordino — disse al paralitico — alzati, prendi il tuo lettuccio e va' a casa tua » (Mc 2,10-11 e par.).pensiero che è al fondo di questa argomentazione lo si ritrova nel Vangelo di Giovanni. « Le opere che il Padre mi ha dato da compiere - dice Gesù -, quelle stesse opere che io sto facendo, testimoniano di me che il Padre mi ha mandato » (Gv 5,36). « Se non compio le opere del Padre mio, non credetemi; ma se le compio, anche se non volete credere a me, credete almeno alle opere » (Gv 10,37). E le « opere » di cui si parla sono i miracoli (Gv 2,11.23; 4,48-54; 11,15.42, ecc.)., per Gesù, i miracoli non solo esprimono visibilmente la sua missione di salvatore, ma ne garantiscono l'origine divina.

Il valore per noi
Il problema che ora si pone è di sapere se possiamo condividere il giudizio di Gesù sui suoi miracoli. In particolare, dobbiamo vedere se si tratta di miracoli veri e propri.può infatti avanzare l'ipotesi ch'egli sia stato un semplice guaritore e che abbia scambiato il suo potere di suggestione con un potere soprannaturale. L'obiezione è insidiosa, perché non è sempre facile, in base alle descrizioni semplici e popolari dei Vangeli, stabilire se una guarigione eccezionale sia un autentico miracolo.tuttavia che l'opera taumaturgica di Gesù, presa nel suo insieme, appare autentica.tutto per alcune malattie è da escludere l'ipotesi della suggestione, perché si tratta chiaramente di malattie organiche. È il caso del lebbroso di Marco (1,40 e par.) e dei dieci lebbrosi di Luca (17,12). Anche se non fosse stata lebbra in senso stretto, dato che le diagnosi del tempo erano molto sommarie, sarà stata sempre una grave malattia della pelle, con pustole e piaghe come nella lebbra, e perciò con lesioni organiche che non guariscono per semplice suggestione.
È il caso ancora del cieco nato (Gv 9,1) e del sordomuto (Mc 7,32), infermità di natura congenita e quindi non funzionali, così come è il caso dell'emorroissa (Mc 5,25 e par.), sofferente di un disturbo organico come la metrorragia. Vi sono poi due guarigioni, quella del servo del centurione (Mt 8,5-13 e par.) e quella del figlio del funzionario regio (Gv 4,46-54), che avvengono a distanza, senza la presenza fisica di Gesù, e per le quali è quindi impossibile invocare la suggestione.secondo luogo troviamo che quasi sempre le guarigioni avvengono istantaneamente. Il servo del centurione guarisce « in quell'istante » in cui Gesù dice: « Sia fatto secondo la tua fede » (Mt 8,13), come il figlio del funzionario regio guarisce « proprio in quell'ora » in cui « Gesù aveva detto: Tuo figlio vive » (Gv 4,53).
« Subito » è il termine usato per indicare come gli infermi guariscono. Subito il lebbroso è mondato dalla lebbra (Mc 1,42 e par.), come subito l'emorroissa si sente guarita (Mc 5,29 e par.); subito il sordomuto riacquista l'udito e la parola (Mc 7,35), come subito Bartimeo torna a vederci (Mc 10,52 e par.); subito la donna curva si raddrizza (Lc 13,13), come « sull'istante » guarisce l'infermo nella piscina di Betzaetà, che se ne va immediatamente col suo lettuccio sulle spalle (Gv 5,9). Anche il paralitico cui furono rimessi i peccati, « si alzò, prese il suo lettuccio e se ne andò » (Mc 2,12).
Sono fatti simili a quelli dei miracoli odierni, in cui manca il fattore tempo. Essi comportano il ricupero di facoltà perse da molti anni — per l'infermo della piscina di Betzaetà, da 38 anni (Gv 5,5) , oppure mai possedute, come per il cieco nato o il sordomuto. E sono fatti che superano ogni potere della suggestione.terzo luogo tra i miracoli di Gesù si devono annoverare tre risurrezioni: quella della figlia di Giàiro (Mc 5,21-43 e par.), del figlio della vedova di Nain (Lc 7,11-17) e di Lazzaro (Gv 11,17-44). Poiché non è il caso qui di parlare di forze psichiche e di suggestione, i negatori del miracolo negano il fatto favoriti in questo dalla circostanza che una risurrezione è riferita dal solo Luca e l'altra dal solo Giovanni. Si tratterebbe quindi di pie invenzioni della Chiesa primitiva.a questa ipotesi, si possono fare tre osservazioni.
1. Anche se un fatto è riferito da un solo evangelista, non è detto per questo che sia falso o inventato. Per esempio, solo Giovanni ci dice che durante la vita pubblica Gesù salì tre volte a Gerusalemme, e tutti accettano per buono questo dato.
2. Almeno una risurrezione, quella della figlia di Giàiro, è riferita da tutti e tre i sinottici, ed è uno dei miracoli storicamente meglio attestati.
3. L'interesse della Chiesa primitiva per l'opera taumaturgica di Gesù non era tale da indurla a « inventare » miracoli.
In quarto luogo vi sono miracoli che Gesù ha compiuto sulla natura, e che nessuna forza di suggestione può spiegare. Ricorderemo la tempesta sedata (Mc 4,35-41 e par.), la moltiplicazione dei pani (Mc 6,34-44 e par.), la pesca miracolosa (Lc 5,1-11), l'aver camminato sulle acque (Mc 6,45-52 e par.) e l'aver cambiato l'acqua in vino (Gv 2,1-11). Va detto inoltre che la tempesta sedata e la moltiplicazione dei pani sono fatti storicamente ben attestati, e nessuno si sognerebbe di negarli se non fossero miracolosi.ultimo dobbiamo ricordare che i miracoli dei Vangeli s'inseriscono in un contesto religioso, e che questo è un criterio sicuro di autenticità.comporre tale contesto concorre anzitutto la persona di Gesù, uomo dotato di un'eccezionale sensibilità religiosa.'è poi la sua dottrina, la più alta tra le dottrine religiose, oltre che la più diffusa nel mondo. E con tale dottrina i miracoli strettamente si connettono. . Proprio perché esprimono plasticamente il messaggio che confermano, appaiono originati dalla stessa fonte. Come notava Pascal: « I miracoli fanno discernere la dottrina, e la dottrina i miracoli ».
D'altronde, se sono veri miracoli quelli di Lourdes e dei santi, perché non dovrebbero esserlo quelli di Gesù? Oltre tutto, su di essi si è fondata la fede della Chiesa in lui, quale Messia e Figlio di Dio. Come pensare che Dio abbia potuto permettere un così grave inganno? Chiunque ammette una provvidena divina deve escluderlo. La conclusione è che Gesù ha compiuto veri miracoli attestanti la sua divina missione, coronati da quello che fu il miracolo per eccellenza: la risurrezione.

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