LETTURE PATRISTICHE - Tempo di Quaresima
Dal « Commento al libro di Giobbe », di san
Gregorio Magno, papa
Il mistero della nostra nuova vita
Il beato Giobbe, essendo figura della santa Chiesa, a volte
parla con la voce del corpo, a volte invece con la voce del capo. E mentre parla
delle membra di lei, si eleva immediatamente alle parole del capo. Perciò anche
qui si soggiunge: Questo soffro, eppure non c'è violenza nelle mie mani e pura
è stata la mia preghiera (cfr. Gb 16, 17). Cristo infatti soffrì la passione e
sopportò il tormento della croce per la nostra redenzione, sebbene non avesse
commesso violenza con le sue mani, né peccato, e neppure vi fosse inganno sulla
sua bocca. Egli solo fra tutti levò pura la sua preghiera a Dio, perché anche
nello stesso strazio della passione pregò per i persecutori, dicendo: « Padre,
perdonali, perché non sanno quello che fanno » (Le 23, 34).
Che cosa si può dire, che cosa si può immaginare di più
puro della propria misericordiosa intercessione in favore di coloro che ci fanno
soffrire? Avvenne perciò che il sangue del nostro Redentore, versato con
crudeltà dai persecutori, fu poi da loro assunto con fede e il Cristo fu da
essi annunziato quale Figlio di Dio. Di questo sangue ben a proposito si
soggiunge: « 0 terra, non coprire il mio sangue e non abbia sosta il mio grido
». All'uomo peccatore fu detto: Sei terra e in terra ritornerai (cfr. Gn 3,
19). Ma la terra non ha tenuto nascosto il sangue del nostro Redentore, perché
ciascun peccatore, assumendo il prezzo della sua redenzione, lo fa oggetto della
sua fede, della sua lode e del suo annunzio agli altri. La terra non coprì il
suo sangue, anche perché la santa Chiesa ha predicato ormai il mistero della
sua redenzione in tutte le parti del mondo. E' da notare, poi, quanto si
soggiunge: «E non abbia sosta il mio grido». Lo stesso sangue della redenzione
che viene assunto è il grido del nostro Redentore. Perciò anche Paolo parla
del « sangue dell'aspersione dalla voce più eloquente di quello di Abele » (Eb
12, 24). Ora del sangue di Abele è stato detto: «La voce del sangue di tuo
fratello guida a me dal suolo » (Gn 4, 10). Ma il sangue di Gesù è più
eloquente di quello di Abele, perché il sangue di Abele domandava la morte del
fratricida, mentre il sangue del Signore impetrò la vita ai persecutori.
Dobbiamo dunque imitare ciò che riceviamo e predicare agli altri ciò che
veneriamo, perché il mistero della passione del Signore non sia vano per noi.
Se la bocca non proclama quanto il cuore crede, anche il suo grido resta
soffocato. Ma perché il suo grido non venga coperto in noi, è necessario che
ciascuno, secondo le sue possibilità, dia testimonianza ai fratelli del mistero
della sua nuova vita.