Gloriamoci anche noi nella Croce del Signore - Il Mondo di Aquila e Priscilla

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LETTURE PATRISTICHE - Tempo di Quaresima
Dai « Discorsi » di sant'Agostino, vescovo
Gloriamoci anche noi nella Croce del Signore
La passione del Signore e Salvatore nostro     Gesù Cristo è pegno sicuro di gloria e insieme ammaestramento di pazienza.     Che cosa mai non devono aspettarsi dalla grazia di Dio i cuori dei fedeli!     Infatti al Figlio unigenito di Dio, coeterno al Padre, sembrando troppo poco     nascere uomo dagli uomini, volle spingersi fino al punto di morire quale     uomo e proprio per mano di quegli uomini che aveva creato lui stesso. Gran     cosa è ciò che ci viene promesso dal Signore per il futuro, ma è molto     più grande quello che celebriamo ricordando quanto è già stato compiuto     per noi. Dove erano e che cosa erano gli uomini, quando Cristo morì per i     peccatori? Come si può dubitare che egli darà ai suoi fedeli la sua vita,     quando per essi, egli non ha esitato a dare anche la sua morte? Perché gli     uomini stentano a credere che un giorno vivranno con Dio, quando già si è     verificato un fatto molto più incredibile, quello di un Dio morto per gli     uomini? Chi è infatti Cristo? E' colui del quale si dice: « In principio     era il Verbo, e il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio » (Gv 1, 1).     Ebbene questo Verbo di Dio « si fece carne e venne ad abitare in mezzo a     noi » (Gv 1, 14). Egli non aveva nulla in se stesso per cui potesse morire     per noi, se non avesse preso da noi una carne mortale. In tal modo egli     immortale poté morire, volendo dare la vita per i mortali. Rese partecipi     della sua vita quelli di cui aveva condiviso la morte. Noi infatti non     avevamo di nostro nulla da cui aver la vita, come lui nulla aveva da cui     ricevere la morte. Donde lo stupefacente scambio: fece sua la nostra morte e     nostra la sua vita. Dunque non vergogna, ma fiducia sconfinata e vanto     immenso nella morte del Cristo. Prese su di sé la morte che trovò in noi e     così assicurò quella vita che da noi non può venire. Ciò che noi     peccatori avevamo meritato per il peccato, lo scontò colui che era senza     peccato. E allora non ci darà ora quanto meritiamo per giustizia, lui che     è l'artefice della giustificazione? Come non darà il premio dei santi, lui     fedeltà personificata, che senza colpa sopportò la pena dei cattivi?     Confessiamo perciò, o fratelli, senza timore, anzi proclamiamo che Cristo     fu crocifisso per noi. Diciamolo, non già con timore, ma con gioia, non con     rossore, ma con fierezza. L'apostolo Paolo lo comprese bene e lo fece valere     come titolo di gloria. Poteva celebrare le più grandi e affascinanti     imprese del Cristo. Poteva gloriarsi richiamando le eccelse prerogative del     Cristo, presentandolo quale creatore del mondo in quanto Dio con il Padre, e     quale padrone del mondo in quanto uomo simile a noi. Tuttavia non disse     altro che questo: « Quanto a me non ci sia altro vanto che nella croce del     Signore nostro Gesù Cristo » (Gal 6, 14).
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