Quando Pietro predicava pubblicamente a Roma la parola di Dio e, assistito dallo Spirito Santo, promulgava il Vangelo, i numerosi presenti esortarono Marco, il quale da gran tempo era discepolo dell'Apostolo e sapeva a mente le cose dette da lui, a mettere in scritto la sua esposizione orale. Marco fece così e diede il Vangelo a coloro che glielo avevano chiesto.

Saputa la cosa, Pietro, da parte sua coi suoi consigli né impedì né incoraggiò l'iniziativa. Ultimo poi Giovanni, vedendo che negli altri Vangeli era lumeggiato il lato umano della vita di Cristo, secondando l'invito dei discepoli e divinamente ispirato dallo Spirito Santo, compose un Vangelo, che è [veramente] spirituale. Questo riferisce Clemente [alessandrino, nelle Ipotiposi].

(EUSEBIO DI CESAREA, Storia Ecclesiastica, lib. VI, c. 14, nn. 6-7; Salani, Firenze 1943, vol. II, p. 33).