Il presbitero [Giovanni] diceva questo: "Marco, interprete di Pietro, scrisse con esattezza, ma senza ordine, tutto ciò che si ricordava delle parole e delle azioni del Signore; non aveva udito e seguito il Signore, ma, più tardi, come già dissi, Pietro. Orbene, poiché Pietro insegnava adattandosi ai vari bisogni degli ascoltatori, senza curarsi punto di offrire una composizione ordinata delle sentenze del Signore. Marco non s'ingannò scrivendo secondo che si ricordava; ebbe questa sola preoccupazione: di nulla tralasciare di quanto aveva udito, e di non dire veruna menzogna" ». Questo ha detto Papia in merito a Marco. Di Matteo poi asserisce quanto segue: « Matteo raccolse le sentenze [di Gesù] in lingua ebraica; e ognuno le traduceva come poteva ».
(EUSEBIO DI CESAREA, Storia Ecclesiastica, lib. III, c. 39 n. 15, p. 229)