Fate penitenza - Il Mondo di Aquila e Priscilla

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LETTURE PATRISTICHE - Tempo di Quaresima
  Dalla « Lettera ai Corinzi » di san Clemente I, papa
Fate penitenza

Teniamo fissi gli occhi sul sangue di Cristo, per comprendere quanto sia prezioso davanti a Dio suo Padre: fu versato per la nostra salvezza e portò al mondo intero la grazia della penitenza.        Passiamo in rassegna tutte le epoche del mondo e constateremo come in ogni     generazione il Signore abbia concesso modo e tempo di pentirsi a tutti     coloro che furono disposti a ritornare a lui.        Noè fu l'araldo della penitenza e coloro che lo ascoltarono furono salvi.          Giona predicò la 'rovina ai Niniviti e questi, espiando i     loro peccati, placarono Dio con le preghiere e conseguirono la salvezza.     Eppure non appartenevano al popolo di Dio.  Non mancarono mai ministri     della grazia divina che, ispirati dallo Spirito Santo, predicassero la     penitenza. Lo stesso Signore di tutte le cose parlò della penitenza     impegnandosi con giuramento: Com'è vero ch'io vivo - oracolo del Signore -     non godo della morte del peccatore, ma piuttosto della sua penitenza.     Aggiunse ancora parole piene di bontà: Allontànati, o casa di Israele, dai     tuoi peccati. Di' ai figli del mio popolo: Anche se i vostri peccati dalla     terra arrivassero a toccare il cielo, fossero più rossi dello scarlatto e     più neri del silicio, basta che vi convertiate di tutto cuore e mi     chiamiate « Padre », ed io vi tratterò come un popolo santo ed esaudirò     la vostra preghiera (cfr. Ez 33, 1 1; Os 14, 2; Is 1, 18, ecc.). Volendo far     godere i beni della conversione a quelli che , ama, pose la sua volontà     onnipotente a sigillo della sua parola. Obbediamo perciò alla sua magnifica     e gloriosa volontà. Prostriamoci davanti al Signore supplicandolo di essere     misericordioso e benigno. Convertiamoci sinceramente al suo amore. Ripudiamo     ogni opera di male, ogni specie di discordia e gelosia, causa di morte.     Siamo dunque umili di spirito, o fratelli. Rigettiamo ogni sciocca vanteria,     la superbia, il folle orgoglio e la collera. Mettiamo in pratica ciò che     sta scritto. Dice, infatti, lo Spirito Santo: Non si vanti il saggio della     sua saggezza, né il forte della sua forza, né il ricco delle sue     ricchezze, ma chi vuol gloriarsi si vanti nel Signore, ricercandolo e     praticando il diritto e la giustizia (cfr. Ger 9, 2-3-24; 1 Cor 1, 31,     ecc.). Ricordiamo soprattutto le parole del Signore Gesù quando esortava     alla mitezza e alla pazienza: Siate misericordiosi per ottenere     misericordia; perdonate, perché anche a voi sia perdonato; come trattate     gli altri, così sarete trattati anche voi; donate e sarete ricambiati; non     giudicate, e non sarete giudicati; siate benevoli, e sperimenterete la     benevolenza; con la medesima misura con cui avrete misurato gli altri,     sarete misurati anche voi (cfr. Mt 5, 7; 6, 14; 7, I. 2. 12, ecc.). Stiamo     saldi in questa linea e aderiamo a questi comandamenti. Camminiamo sempre     con tutta umiltà nell'obbedienza alle sante parole. Dice infatti un testo     sacro: Su chi si posa il mio sguardo se non su chi è umile e pacifico e     teme le mie parole? (cfr. Is 66, 2). Perciò avendo vissuto grandi e     illustri eventi corriamo verso la meta della pace, preparata per noi fin da     principio, Fissiamo fermamente lo sguardo sul Padre  e Creatore di tutto il     mondo, e aspiriamo vivamente ai suoi doni meravigliosi e ai suoi benefici     incomparabili.

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