LA FEDE IN GESU' CRISTO
LA REALTA STORICA DI GESÙ
Introduzione
Sappiamo che l'uomo, mosso dall'intuizione e dalla riflessione razionale, giunge alla certezza che Dio esiste, ma che incontra poi non pochi ostacoli nel rappresentarselo correttamente e nello stabilire un giusto rapporto con lui. Per questo sarebbe desiderabile un aiuto dall'alto, un'illuminazione divina, che chiarisse tante oscurità e superasse tante incertezze.
Ora, la religione cristiana si presenta appunto come una « seconda via » per andare a Dio, vista la « debolezza della mente umana » . Secondo i cristiani infatti Dio si sarebbe « rivelato » agli uomini nel popolo d'Israele, e soprattutto in Gesù di Nazaret, offrendoci così una guida sicura nel cammino verso di lui.
Il problema allora è di sapere se tale rivelazione è realmente avvenuta o no, se vi sono cioè ragionevoli motivi per ritenere illuminati da Dio alcuni uomini, a cominciare da Gesù. E' infatti essenzialmente su di lui che si fonda la fede del cristiano in un intervento divino nella storia.
Trattandosi di un fatto storico, tale pretesa rivelazione dovrà esser esaminata col metodo della critica storica. Bisognerà quindi vagliare le « fonti » che ci parlano di Gesù per stabilire quale ne sia l'attendibilità, per sapere cioè fino a che punto possiamo fidarci di esse.
Le più antiche e autorevoli fonti cristiane sono i libri del Nuovo Testamento. Oltre ai quattro Vangeli e agli Atti degli Apostoli, essi comprendono le tredici Lettere di san Paolo, le due di Pietro e le tre di Giovanni, quella di Giacomo e di Giuda, la Lettera agli Ebrei e l'Apocalisse. Scritti in greco lungo tutta la seconda metà del primo secolo, essi ci mettono in contatto con il primo annuncio della vita e dell'opera di Gesù.
Tra i libri del Nuovo Testamento spiccano per importanza i Vangeli, perché riferiscono direttamente gli insegnamenti di Gesù e c'informano sui fatti più salienti della sua vita. I primi tre, attribuiti a Matteo, Marco e Luca, sono detti sinottici (dal greco sun = insieme, e opsis = sguardo). Essi infatti, se scritti su tre colonne parallele, si possono abbracciare « con un solo colpo d'occhio », essendo molto simili tra loro. Il quarto, invece, attribuito all'apostolo Giovanni, si discosta visibilmente dai precedenti, sia per l'ordine della narrazione che per lo stile e il contenuto.
Il nostro problema è di sapere quale sia il valore storico di questi quattro libri.
Tale domanda potrà sembrare troppo ardita, e persino irriverente, a chi è abituato a considerare il Vangelo come un libro sacro, e ad usare il termine « vangelo » come sinonimo di « verità ». Ma poiché, a partire dal Settecento, la loro storicità è stata negata dalle correnti più radicali del razionalismo illuminista, non è possibile oggi affermare la realtà della rivelazione cristiana senza prima risolvere il problema critico delle sue fonti, e in particolare quello dei Vangeli.
Questo faremo nelle prossime pagine. Vedremo anzitutto che i caratteri generali dei Vangeli sono quelli della storia e non della leggenda. Cercheremo poi di capire come sono nati e a quale « genere letterario » appartengono, onde stabilire il tipo di storicità loro propria.