Benedetto colui che viene nel nome del Signore - Il Mondo di Aquila e Priscilla

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LETTURE PATRISTICHE - Tempo di Quaresima
 Dai «Discorsi» di sant'Andrea di Creta, vescovo
Benedetto colui che viene nel nome del Signore, il re d'Israele   
Venite, e saliamo insieme sul monte degli Ulivi, e andiamo     incontro a Cristo che oggi ritorna da Betània e si avvicina spontaneamente     alla venerabile e beata passione, per compiere il mistero della nostra     salvezza. Viene di sua spontanea volontà verso Gerusalemme. t disceso dal     cielo, per farci salire con sé lassù « al di sopra di ogni principato e     autorità, di ogni potenza e dominazione e di ogni altro nome che si possa     nominare» (Ef 1, 21). Venne non per conquistare la gloria, non nello sfarzo     e nella spettacolarità, « Non contenderà », dice, « né griderà, né     si udrà sulle piazze la sua voce » (Mt 12, 19). Sarà mansueto e umile, ed     entrerà con un vestito dimesso e in condizione di povertà. Corriamo anche     noi insieme a colui che si affretta verso la passione, e imitiamo coloro che     gli andarono incontro. Non però per stendere davanti a lui lungo il suo     cammino rami d'olivo o di palme, tappeti o altre cose del genere, ma come     per stendere in umile prostrazione e in profonda adorazione dinanzi ai suoi     piedi le nostre persone. Accogliamo così il Verbo di Dio che si avanza e     riceviamo in noi stessi quel Dio che nessun luogo può contenere. Egli, che     è la mansuetudine stessa, gode di venire a noi mansueto. Sale, per così     dire, sopra il crepuscolo del nostro orgoglio, o meglio entra nell'ombra     della nostra infinita bassezza, si fa nostro intimo, diventa uno di noi per     sollevarci e ricondurci a sé. Egli salì verso oriente sopra i cieli dei     cieli (cfr. Sal 67, 34) cioè al culmine della gloria e del suo trionfo     divino, come principio e anticipazione della nostra condizione futura.     Tuttavia non abbandona il genere umano perché lo ama, perché vuole     sublimare con sé la natura umana, innalzandola dalle bassezze della terra     verso la gloria. Stendiamo, dunque, umilmente innanzi a Cristo noi stessi,     piuttosto che le tuniche o i rami inanimati e le verdi fronde che rallegrano     gli occhi solo per poche ore e sono destinate a perdere, con la linfa, anche     il loro verde. Stendiamo noi stessi rivestiti della sua grazia,o meglio,di     tutto lui stesso poiché quanti siamo stati battezzati in Cristo, ci siamo     rivestiti di Cristo (cfr. Gal 3, 27) e prostriamoci ai suoi piedi come     tuniche distese. Per il peccato eravamo prima rossi come scarlatto, poi in     virtù del lavacro battesimale della salvezza, siamo arrivati al candore     della lana per poter offrire al vincitore della morte non più semplici rami     di palma, ma trofei di vittoria. Agitando i rami spirituali dell'anima,     anche noi ogni giorno, assieme ai - fanciulli, acclamiamo santamente: «     Benedetto colui che viene nel nome del Signore, il re d'Israele ».
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